Pro Patria: è stato bello finché è durato. Grazie Vargas, la parola è un’ala del silenzio

Il tecnico della Pro Patria Jorge Vargas (foto Marco Giussani - Aurora Pro Patria)

BUSTO ARSIZIO – La quiete, dopo la tempesta… di emozioni. Abbiamo aspettato qualche giorno prima di ritornare sul post partita di Pro PatriaPiacenza. Troppo forti le emozioni vissute in quei maledetti e benedetti 120 secondi, tra il 97′ e il 99′: un condensato di pura e inopinata follia, dall’Inferno al Paradiso, che ancora fa battere il cuore.

Quel cuore che, dietro a quello sguardo da imperturbabile duro quasi sempre in maniche corte, ha dimostrato anche Jorge Vargas: il suo anticipato saluto a Busto, alla tifoseria, alla società e alla stampa – criticato da alcuni per le tempistiche – è stato in realtà un gesto liberatorio di legittima e comprensibile umanità.

Di chi ha sofferto in silenzio, senza poterlo condividere; di chi non hai mai cercato alibi negli infortuni, tanti e troppi; di chi ha accetto tutto e tutti, senza mai lamentarsi né dei campi dall’allenamento, né del mancato mercato a gennaio; di chi ha avuto il coraggio di osare, provando a variare l’impronta di un gioco su cui pesava l’ingombrante eredità tattica di un certo Javorcic; di chi ha messo al centro del progetto un ragazzo come Ferri, a costo di incrinare certe consolidate gerarchie; di chi a volte ha anche sbagliato (pensiamo allo scarso impiego di Piu) ma ha avuto sempre l’onestà intellettuale di non sottrarsi mai alle domande, specie a quelle più scomode.

Alla fine il giocattolo si è rotto, passando dall’illusione promozione allo spettro dei playout, ma Vargas ha preferito anticipare il suo congedo, anziché aspettare di essere congedato. Il destino, delineato dalle dure parole di Turotti nel post partita di Trieste, era già scritto: pensare solo di restare nella prossima stagione, quella dell’annunciata rivoluzione Turottiana, sarebbe stato un errore per tutti. Per Vargas, impaziente di liberarsi da un posto che iniziava a stargli stretto per mettere a frutto la sua gavetta. E per la stessa Pro Patria, in cerca di profili come dire più allineati, alla Le Noci o alla Colombo. Il tutto senza rancori: entrambe le parti ci hanno a loro modo guadagnato. Vargas (che sabato sarà regolarmente in panchina nel match di Seregno contro il Sangiuliano) deve ringraziare la Pro Patria per avergli dato l’opportunità di mettersi in mostra su una panchina professionistica; la Pro Patria deve a sua volta ringraziare Vargas per essere riuscito coi suoi ragazzi a mettere al sicuro la permanenza in categoria praticamente già da febbraio.

Va bene così, insomma: è stato bello finché è durato. O come direbbe il Pablo Neruda, cileno come Vargas, la parola è un’ala del silenzio.

Pro Patria grazie Vargas – MALPENSA 24