A Cortisonici “Il divo” batte Jeeg ma la sfida di pugilato tra film finisce in parità

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VARESE – Il cinema di genere sembrava ormai in vantaggio con «un divario implacabile» ma quello d’autore ha saputo recuperare con “Gran Torino” e poi grazie a “Il divo” ha portato in pareggio l’esito della sfida: Rocco Moccagatta e Andrea Bellavita si sono così alzati in piedi per stringersi la mano, sancendo la fine del confronto. Ieri, mercoledì 19 maggio, l’auditorium del liceo musicale di Varese ha ospitato, per la ventesima edizione del festival Cortisonici, «un esperimento: il primo match di pugilato cinematografico della storia», che è stato disputato, senza esclusione di colpi, in base a spezzoni di film.

Le regole

«Si rifà alla tipica sfida al bar di quando siete a corto di argomenti»: come hanno spiegato Massimo Lazzaroni e Matteo Angaroni introducendo i contendenti, in ogni scontro al vincitore sarebbe andata una pizza (nel caso del cinema d’autore il contenitore per la pellicola, nel caso invece di quello di genere la scatola di cartone per l’asporto) con la vittoria assegnata a chi ne avrebbe accumulate di più. Il pubblico ha votato a favore dell’uno o dell’altro per alzata di flyer del festival, con gli spettatori delle prime file a estrarre di volta in volta il tema intorno al quale i duellanti si sarebbero affrontati mettendo in campo i rispettivi campioni. «Una sfida anche per vedere quanto di buono sia stato fatto da entrambe le parti negli ultimi vent’anni, augurando di fare tante scoperte».

“Ammore e malavita” contro “Amour”

Amore, Oriente, inizio, ridere, orrore, giovani e Italia sono stati gli argomenti sorteggiati, con “Ammore e Malavita” dei Manetti Bros che alla prima votazione si è imposto su “Amour” di Haneke. Dopo “Ju-on” contro “Al di là delle montagne” il terzo round ha visto contrapporsi “Licorice Pizza” e “Il cavaliere oscuro” con la vittoria del Joker: «È un cinema di genere», ha contestato Bellavita. «Io direi che è un film di Nolan, una marca autoriale molto più forte. Cosa succede quando un autore prende in mano un genere? Qua chiederei quasi il Var». Ha poi schierato “P’tit Quinquin” contro un inarrestabile “Zoolander” e il pregiato “The neon demon” contro i fantasmi della società evocati da “La notte del giudizio”.

I jolly

Al momento di giocare i jolly – rappresentati dalle statue di Anita Ekberg e Jason rispettivamente per il cinema d’autore e quello di genere – “Battle Royale” è stato sconfitto da “Gran Torino” con «la sequenza più bella del film più bello del migliore degli autori viventi». Per Moccagatta si è però trattato di «un voto dato a Clint. E per il tema “giovani” hai scelto un novantenne»; «tu invece hai scelto un film in cui tutti i ragazzi vengono sterminati», è stata la replica. Lo scontro finale si è consumato intorno al tema dell’Italia e del grottesco: da una parte è stato scelta la «ruffianata impressionante» “Il divo”, dall’altra un rivale di peso “Lo chiamavano Jeeg Robot” che, nonostante «l’ibridazione” delle borgate di Pasolini con il cinecomic», è dovuto soccombere di fronte a Giulio Andreotti.

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