Puzze Olona, Alfa spiega: «Il depuratore non c’entra». Ma Arpa e Ats sono assenti

Puzze olona

GALLARATE – Puzze dell’Olona a Marnate, Olgiate e Castellanza: poche certezze e tante domande alle quali dare ancora una risposta. Ma soprattutto non c’è ancora una soluzione. E’ questo quanto emerso dall’incontro che Alfa, il gestore unico del servizio idrico integrato e da qualche mese anche società proprietaria degli impianti di depurazione, ha organizzato (oggi, giovedì 4 novembre) per fare il punto della situazione sul problema dei miasmi del fiume.

Non è colpa del depuratore

Incontro al quale erano presenti i tecnici di Alfa e la ricercatrice del Politecnico che sta “studiando” la materia, ma erano assenti i referenti di Arpa e di Ats Insubria. Ed è proprio sulle assenze (i vertici di Alfa assicurano che gli inviti sono stati fatti) che c’è da porsi la prima domanda. Ovvero, le puzze interessano certamente una parte del sistema del fognario e si avvertono anche nella zona dell’impianto di Olgiate. Il depuratore situato in valle Olona (che ha certamente bisogno di un intervento di ammodernamento) però, non è la fonte delle puzze che si avvertono, di frequente, ma non in maniera costante.  Lo dicono gli studi fatti fino a questo punto dal Politecnico, incaricato da Alfa di eseguire una serie di indagini. Il problema si presenta in entrata, ma non in uscita, e questo testimonia che il processo di depurazione dei reflui funziona. «Stiamo portando avanti – spiega Laura Capelli dell’università – una ricerca che non eguali al mondo. Non esiste, infatti, una procedura che dica come muoverci in un caso del genere.  E lo stiamo facendo anche grazie a una strumentazione (un naso elettronico) che al momento nessun altro possiede o utilizza».

Le assenze di Arpa e Ats

Insomma, le acque reflue (che sono competenza di Alfa) sono il “mezzo di trasporto” di sostanze, che, non si sa ancora per quale motivo e per quale processo d’interazione, poi danno vita ai miasmi. Ciò significa che il problema sta anche nell’aria. Oltre al fatto che poi bisognerebbe anche appurare se questi cattivi odori sono o non sono nocivi per la salute pubblica. Ed è proprio su questi due paletti (qualità e studio delle puzze nell’aria e approfondimento sulla nocività o meno delle sostanze) che, nella sala Martignoni di Gallarate (dove si è tenuto l’incontro) aleggia la domanda: “Ma Arpa e Ats sulla questione che dati hanno in mano? Come si stanno muovendo?“.

L’incontro sarebbe stata una buona occasione per dare qualche spiegazione in più ai tanti cittadini che da anni segnalano le puzze e si trovano a convivere con questo fastidioso e invisibile nemico. Risposta che non può arrivare da Alfa. I referenti presenti, infatti, illustrano quanto fatto in questi anni, dettagliano i dati raccolti, spiegano lo stato di avanzamento della ricerca e aggiungono una frase molto eloquente: «Noi ci occupiamo e ci siamo occupati della qualità dell’acqua. Siamo arrivati a stabilire che il problema non è l’impianto di depurazione. A quel punto però non abbiamo voluto tirarci indietro e abbiamo deciso di fare un ulteriore investimento per acquistare la strumentazione necessaria a fare ulteriori approfondimenti». E qui si fermano, come a dire però che la filiera del problema è più complessa e articolata. Anche perché, per quanto gli studi abbiano raggiunto una serie di snodi importanti, non si è ancora arrivati a stabilire quale sia la causa dei cattivi odori.

Via Isonzo a Castellanza osservata speciale

Non si sa quanto tempo occorre ancora per cercare “mister X”, così la ricercatrice del Politecnico battezza la sostanza (o la causa) scatenante le puzze. Però oggi ci sono certezze: ad esempio è stata individuata la zona geografica dalla quale provengono gran parte delle segnalazioni. Si tratta di via Isonzo, una strada che corre nel comune di Castellanza, dove ci sono una serie di aziende (coinvolte nello studio in corso). Ma dove (e qui il problema si aggroviglia) conferiscono altri tratti fognari «provenienti dalla parte sud dell’area in questione e nel dettaglio: in piccola parte corrono in territorio castellanzese e una parte su Olgiate Olona».

Ma per arrivare a questo ci sono voluti mesi di controlli sugli scarichi che afferiscono al depuratore (più di 70), sulla filiera fognaria delle aziende coinvolte per ricostruire il “viaggio” sotterraneo delle puzze e per quantifcare l’entità, oltre che sull’impianto di depurazione. «Quello che stiamo portando avanti – dicono Annalisa Berni di Alfa e Laura Capelli del Politecnico – è un lavoro complesso per tutta una serie di fattori. Uno di questi sta nel fatto che i cattivi odori non hanno una presenza costante, ma provocano picchi anomali. Difficile dire quando riusciremo ad individuare la causa. Vero però che, rispetto a quando siamo partiti, ci sono una serie di punti fermi che abbiamo individuato».