Una folla per Ravo: al Castello di Masnago la prima mostra in un museo italiano

ravo castello di masnago
A destra dell'immagine Ravo al microfono davanti alla folla intervenuta all'inaugurazione

VARESEUna folla così al Castello di Masnago forse non si era mai vista. In tantissimi hanno partecipato all’inaugurazione di “Img2img – Pittura, copia e Intelligenza Artificiale”, prima mostra museale dell’artista varesino Andrea Ravo Mattoni in Italia. L’inaugurazione nel tardo pomeriggio di oggi, sabato 6 aprile, al Castello di Masnago, dove Ravo aveva già esposto nel 2016, ma all’interno di una collettiva. Questa volta, dopo quasi 10 anni che lo hanno visto portare la sua street art in giro per il mondo, è una personale. La mostra resterà aperta fino al 28 luglio (nel video qui sotto l’intervista all’artista e le opere in mostra).


Il progetto

Tra i presenti all’inaugurazione, aperta dal sindaco Davide Galimberti, anche l’assessore alla cultura di Regione Lombardia Francesca Caruso. La mostra è a cura di Monica Guadalupi Morotti e Andrea Ceresa. Il titolo, img2img, è la contrazione della formula image-to-image che indica una determinata tecnologia di Intelligenza Artificiale. Questa permette di trasformare un’immagine esistente semplicemente descrivendo ciò che si vorrebbe modificare e come in un breve testo (un prompt). Per molti anni Ravo ha ridipinto immagini classiche e iconiche, reinterpretandole con la sua tecnica unica, ingigantendole e ponendole in mezzo alla strada. Questa mostra è la dimostrazione che sono cambiate le matrici da reinterpretare e la tecnica: non sono più solo i dipinti dell’arte classica, ma anche immagini generate dall’AI, in ogni stile, e le stesse fotografie scattate dall’artista nello studio di posa. Nelle stanze del castello sono esposte circa 25 opere inedite realizzate per l’esposizione, principalmente dipinte a spray su tela, ma anche due interventi ad acrilico su pietra.


Dai graffiti illegali al museo

«Ringrazio la mia famiglia e i miei galleristi che sono venuti qui fin da Parigi», ha detto l’artista Ravo prima del via alle visite: tra i presenti anche Cyrille Gouiette, storico dell’arte e direttore dei progetti del Louvre. Poi ha ricordato quanta strada ha percorso in questi anni, con la sua esperienza nell’arte iniziata con i graffiti sui muri della provincia di Varese. «Sono partito dall’illegalità e sono arrivato a dipingere in un Tribunale». Quindi il rapporto con l’intelligenza artificiale, protagonista della mostra. «Mi ha scioccato e ho iniziato a studiarla e a capire che dovevo usarla come uno strumento e ho capito che non mi avrebbe sostituito. Ciò che è fatto a mano non verrà mai sostituito dalle macchine».


La mostra

Nelle prime tre sale dell’esposizione si pone il vocabolario del pittore, cioè le immagini di cui Ravo può disporre per dipingere: sono le infinite possibili immagini generate dall’Intelligenza Artificiale, sono temi classici della pittura interpretate da grandi maestri come Pellizza da Volpedo, di cui è stato preso in prestito il quadro “Sera d’autunno o Valpozzo” dalla collezione del Castello di Masnago. Sono anche le fotografie che Ravo scatta in studio di posa proiettando su delle modelle, così come la videoarte del ‘900 e gli anime giapponesi di quando era ragazzino, oltre che Caravaggio, suo autore classico prediletto sin dalla celeberrima Cattura di Cristo del 2016 sotto il ponte di fronte al centro commerciale Belforte. Nella seconda metà della mostra, le sale 4, 5 e 6, le differenti tipologie di immagini, quindi il vocabolario di Ravo, si unisce per formare nuove immagini, nuovi mondi. L’illustrazione giapponese interagisce allora con la pittura classica e con gli affreschi del castello, quella che sembra fotografia invece è opera dell’intelligenza artificiale che si tradisce nell’imperfezione dell’immagine. Nasce un nuovo universo creato dal pittore in cui fotografia, arte, intelligenza artificiale, video pittura e tutto ciò che è immagine collassa a creare un nuovo fragile universo. Nell’esposizione sono presenti delle strutture cromate e specchianti progettate da Studio Def e una composizione sonora di Andrea La Pietra. La sala 7, l’ultima della mostra, è dedicata agli autoritratti. Partendo dal primo del 2004, realizzato ad olio su un lenzuolo della famiglia mentre frequentava l’Accademia di Brera, si passa al 2013 e infine al 2024.

Uno degli autoritratti di Ravo in mostra

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