Rescaldina, omicidio al Rugareto: dubbi sulle identificazioni

Nella foto il pubblico ministero Carlo Alberto Lafiandra

RESCALDINA – Omicidio di Bouda Ouadia, nuova udienza oggi, lunedì 15 gennaio, davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Busto Arsizio presieduta da Giuseppe Fazio (Rossella Ferrazzi a latere), per l’assassinio del 25enne clandestino e senza fissa dimora, ucciso con un colpo d’arma da fuoco il 2 aprile 2022 a Rescaldina nel bosco del Rugareto.

Spaccio nei boschi

Il pubblico ministero Carlo Alberto Lafiandra oggi ha chiuso il cerchio sul movente. Per l’accusa Ouadia fu ucciso da Mohamed El Moundiry difeso dall’avvocato Roberto Grittini, Elhabib Rahoui difeso dall’avvocato Francesco Paolo Rondena (entrambi detenuti e presenti in aula), Abdelatif Bouda difeso da Barbara Ballarati d’ufficio e Mohamed Hakmaoui difeso dal collega Stefano Banfi sempre d’ufficio (entrambi latitanti), nel corso di una guerra di bande tra pusher per il controllo del territorio. La zona è da anni teatro della piaga dello spaccio nei boschi. E oggi alcuni testi, tossicodipendenti che in quell’area acquistavano lo stupefacente, hanno identificato alcuni imputati e la vittima come gli spacciatori che gli consegnavano la droga al limitare del bosco previo ordine telefonico.

In cinque armati di fucile

L’ambito, dunque, è quello del business della droga. L’accusa ha incassato una conferma. Dubbi, invece, sul riconoscimento di chi, quel giorno, avrebbe potuto sparare. Un teste, in particolare, che quel pomeriggio del 2 aprile passava in bicicletta con una amico lungo la strada al limitare dell’area boschiva ha detto di aver visto un gruppo di 5 persone, alcune armate di fucile, entrare nell’area boschiva. Lo stesso teste ha dichiarato di aver udito, pochi istanti dopo, almeno due detonazioni. E di aver chiamato il 112.

I dubi sull’identificazione

Il teste ricorda nel gruppo un giovane, tra i 17 e i 20 anni, magro, e un uomo fatto, corpulento di oltre 30 anni. All’epoca l’uomo indicò da un album fotografico due persone; oggi ha però precisato di aver identificato dei tratti somatici. Non di avere delle certezze al 100%. E alla domanda: riconosce qualcuno in aula? – con due degli imputati presenti – lo stesso teste ha detto no. E le difese hanno segnato un altro punto importante: il testimone ha spiegato che il gruppo di 5 uomini armati che vidi entrare nel bosco, a suo parere, non stava inseguendo nessuno. «Camminavano a passo spedito – ha dichiarato – Come in formazione. Ho pensato che non stessero inseguendo nessuno; quando ho sentito i colpi ho pensato si fossero sparati tra loro». E che Ouadia sia stato ucciso sì in uno scontro tra bande, ma da fuoco amico, quindi da altri e non dagli imputati è la tesi difensiva.

rescaldina omicidio droga rugareto – MALPENSA24