RWANDA, 30 anni dopo

Alla Fiera dell’Artigianato di Milano espone per la prima volta il Paese sconvolto nel 1994 dal genocidio

Lo stand del Rwanda alla Fiera di Milano. A destra Julienne Sina

Rwanda, trent’anni dopo. Per la prima volta alla Fiera dell’Artigianato di Milano è presente anche il Paese africano che nel 1994 fu sconvolto dalla guerra fra Hutu e Tutsi. Sono passati infatti trent’anni dalla guerra fratricida che degenerò in uno dei più sconvolgenti genocidi della storia. Il bilancio fra le due etnie fu di oltre 800mila morti: hutu contro tutsi e tutsi contro hutu. Nessuno venne risparmiato, neppure i bambini: quelli che non furono massacrati fisicamente, furono devastati psichicamente. Fu una delle pagine più buie della storia africana, scritta però da mani occidentali per il controllo di uno dei territori più ricchi di risorse strategiche di quella che sarebbe diventata l’industria del futuro: nella regione del Kiwu, tanto per citarne una, al confine con il Congo, si estrae il 90% del cobalto e del coltan a livello mondiale, indispensabili – oggi – per la produzione delle batterie degli smartphone.

Ma il coraggio e la forza di questi due popoli ha consentito di realizzare un processo di pacificazione e di rilancio del Paese. Un Paese splendido dal punto di vista naturalistico e ambientale, regno dei famosi gorilla di montagna che Sigourney Weaver aveva saputo imprimere nell’immaginario di tutti con “Gorilla nella nebbia”, film che strappò Premi Oscar e Golden Globe come pochi altri. E oggi, a 30 anni di distanza da quelle notti sanguinose, la Fiera di Milano ospita per la prima volta uno stand del Rwanda. Siamo andati a visitarlo.

Il silverback, il grande gorilla di cui si possono ammirare esemplari sulle montagne rwandesi. Foto di Steve Fehlberg – Pixabay

Lo stand espone prodotti tipici di un’industria che ormai si è avviata sulla strada del consolidamento economico: caffè e te, fra i prodotti particolarmente graditi, ma anche vino di banana, olio di chili, artigianato con una raffinata produzione di cesti e piatti decorati. Del genocidio non c’è nemmeno il ricordo, nelle nuove generazioni che presidiano lo stand: i giovani ne hanno letto sui libri di storia. “Io sono nata dopo la guerra e quindi di quegli anni non ho ovviamente alcun ricordo” ci spiega Julienne Sina, marketing manager della SINA, l’azienda che espone in fiera a Milano i prodotti rwandesi. “Oggi non vi è più differenza fra hutu e tutsi. Il nostro Paese è lanciato verso la modernità, abbiamo voli giornalieri con tutti i principali Paesi europei, con l’Asia e con gli Stati Uniti, abbiamo importanti flussi turistici, un’industria in forte crescita. Il Rwanda è sede di importanti summit internazionali africani. Con ambizione i nostri governi hanno puntato a prestigiose aperture internazionali, molto è stato fatto e molto intendiamo ancora fare”. Insomma, il Paese ha voltato pagina, e la catastrofe umanitaria di quella primavera-estate del 1994 è ormai sepolto (se non dimenticato, sicuramente sconosciuto dalle nuove generazioni) sotto successive pagine virtuose di storia, che hutu e tutsi insieme hanno saputo scrivere. E forse è giusto così.

Lo staff rwandese alla Fiera di Milano e i prodotti tipici offerti sul mercato italiano