Saldi e commercio. Collini di Uniascom: “Più della Coop preoccupano gli affitti”

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BUSTO ARSIZIO – Tempo di saldi, ma anche di bilanci per chi tutti i giorni alza la serranda. Da un po’ di anni a questa parte, infatti, il momento degli sconti di fine stagione sono l’appiglio per prendere una boccata di ossigeno. Ogni giorno da dietro il bancone si combatte contro la crisi, certo, ma anche contro la grande distribuzione e il mare magnum delle vendite online. Oltre che, fardello sempre più insostenibile, per pagare gli affitti dei negozi. Troppo onerosi e davanti ai quali, molti sono costretti a firmare la resa. Di tutto questo ne abbiamo parlato con Rudy Collini, presidente di Ascom di Busto e vicepresidente vicario Uniascom. 

saldi coop affittiCollini, i saldi sono iniziati, ma non ancora decollati. Per fare un bilancio è quindi troppo presto, ma quali sono le aspettative?
«Un po’ più alta del solito, poiché quest’anno si arriva con una certa insoddisfazione rispetto a come è andata la stagione. Per capire l’andamento bisogna attendere che passino le prime due settimane. E’ questo infatti, il periodo in cui c’è più voglia di acquistare. Non è più come un tempo, quando questo era il momento di “svuotare” il magazzino. Oggi durante i saldi trovi prodotti di alta stagione con prezzi che possono essere dimezzati».

Qual è lo stato di salute del commercio in città?
«Più della crisi, che comunque ha inciso e dei supermercati che, per tutta una serie di tipologie di prodotto, portano via clienti, oggi il vero competitor dei piccoli negozianti è l’online. Lì la gente trova certamente una vastissima disponibilità di prodotti e prezzi bassi. Ciò significa che il commercio tradizionale deve condurre una battaglia sotto altri punti di vista».

Quali?
«Essenzialmente tre. Innanzitutto dare all’acquirente ciò che l’acquisto online non riesce a offrire. Riuscire a emozionare il cliente durante lo shopping significa dargli un buon motivo per tornare a fare acquisti in negozio. Il secondo livello è la costruzione di una rete tra mondo del commercio e delle istituzioni. Nostro compito è tenere vivo il commercio, compito dell’amministrazione è rendere sempre più bella e appetibile la città, che poi è anche il luogo dello shopping. Ultimo punto, e questo è il più complesso è trovare il modo per calmierare gli affitti».

Calmierare gli affitti? Pensa davvero che sia possibile?
«Dico che siamo arrivati a un punto in cui è necessario. Per il bene di tutti. Anche degli immobiliaristi stessi. Oggi ci troviamo in un mercato contratto sotto ogni punto di vista. Il problema non è aprire un’attività, bensì darle continuità nel tempo. Se un negozio chiude dopo sei mesi, chi ha affittato potrà certo fare un nuovo contratto, ma alla lunga questo non paga. Un negozio chiuso è una perdita di valore per la città, ma anche dell’immobile stesso».

Dei tre punti, il secondo, ovvero il rapporto con le istituzioni però funziona. Le iniziative messe in campo dall’amministrazione con la vostra collaborazione sono molte. E’ così?
«I “Giovedì sera” in centro sono fondamentali. Portano clientela ai locali pubblici e, ora che sono iniziati saldi, fanno da volano anche a tutti gli altri negozi. Avere un giorno la settimana dalle 8 alle 10 mila persone in centro per chi fa commercio non è poca cosa. Direi che i “Giovedì” sono promossi a pieni voti».

Discorso diverso per le periferie. Vero?
«Si, anche se in alcune zone abbiamo iniziato a fare una serie di iniziative. Ma lì, come anche nei paesi della Valle Olona, il problema è anche un altro. A volte mancano proprio i negozi che vendono generi di prima necessità. Riuscire a riportarli è una sfida. Ci proviamo».

Torniamo in centro, anzi a due passi dal cuore della città: la Coop. Non è un controsenso aver dato il permesso di costruirla lì, visto anche l’impegno del Comune al fianco dei commercianti?
«Senza entrare nel merito della vicenda politica che ha portato a quell’accordo, è vero che rispetto al tanto che sta facendo l’amministrazione per il commercio, quella resta una scelta stonata. Avrei compreso maggiormente se in quel punto fosse arrivato un brand in grado di portare moltissima gente. Magari ne avrebbe beneficiato anche il centro. Per quanto invece riguarda gli effetti concreti che potrà avere quel supermercato bisognerà attendere l’apertura. Credo però che le eccellenze commerciali di Busto, che fino a oggi hanno superato tutte le difficoltà, non risentiranno di questa apertura».

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