VISTO&RIVISTO Stronger, la forza di rinascere dopo l’attentato

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di Andrea Minchella

VISTO: STRONGER – io sono più forte, di David Gordon Green. (Stronger, USA 2017, 119 min).

Forte. Intenso. Patriottico. Fare un film su un vero eroe, o presunto tale, non è mai un’operazione facile. Cadere nella surrealtà sdolcinata è un pericolo frequente. Tanto più se la storia si svolge in America. Ma in Stronger tutto questo non accade. David Gordon Green qui ci racconta una brutta storia di terrorismo senza mai però eccedere nella retorica che inevitabilmente avvolge, dal Settembre 2001, molte delle storie di coraggio, di terrore e di patriottismo che il cinema americano ha raccontato fino ad oggi. L’eroe Jeff Bauman, qui magistralmente interpretato da un Jake Gyllenhaal che sembra aver ritrovato dopo molto tempo un copione scritto apposta per lui, casualmente, non è un runner, si trova alla maratona di Boston del 2013. A causa della prima esplosione, saranno due gli ordigni che esplodono sulla linea del traguardo, rimarrà gravemente ferito a tal punto da perdere entrambe le gambe. Da qui in poi il film racconta la reale difficoltà di Jeff Bauman di riappropriarsi di una vita normale. La mancanza delle gambe non è l’unico ostacolo che deve superare; una famiglia sgangherata e rumorosa, la sua ragazza che lo aveva lasciato poco tempo prima della tragedia e che quindi vive un grande dilemma, le aspettative troppo alte che la comunità di Boston ripone in un ragazzo che di diventare un eroe proprio non ha nessuna intenzione. Le tragedie non rendono i suoi protagonisti degli eroi. Siamo noi, scampati alla tragedia, che tendiamo a trasformarli in immagini sacre per arginare le nostre paure più profonde. Da qui la consapevolezza del protagonista che, seppur lontano dalla figura dell’eroe che sua madre vorrebbe incarnasse, riesce ad un certo punto del suo percorso a condividere la sua esperienza più profonda con quella gente di Boston che aspetta da lui un cenno, una frase, anche solo un sorriso. Incontrarlo e scambiare due parole con lui può diventare terapeutico e può servire ad esorcizzare la dilagante tensione e insicurezza che un certo terrorismo religioso ha ormai instillato in tutta la società occidentale.

RIVISTO: BOSTON – Caccia all’uomo, di Peter Berg. (Patriots Day, USA 2016, 133min).

Se Stronger è un racconto più introspettivo e intimo della tragedia della maratona di Boston del 2013, questo è un perfetto film d’azione, e Peter Berg è certamente un maestro del genere. La pellicola racconta, in maniera minuziosa e adrenalinica, la vicenda dell’attentato della maratona, e della relativa caccia all’uomo che ha paralizzato Boston per quasi 3 giorni. Toccata nel suo secondo cuore, lo sport, dopo l’attacco al cuore finanziario del Settembre 2001, l’America in questo film si raccoglie e si mette in disparte per non intralciare la ricerca spasmodica e necessaria degli attentatori, poco più che ventenni, che per 100 ore sembrano essere spariti in quella città in cui fino a qualche istante prima hanno vissuto come normali americani. Ritmo incalzante e attori a loro agio, Mark Wahlberg, John Goodman, J.K Simmons e Kevin Bacon, scandiscono un film di due ore senza mai creare vuoti narrativi o immagini già viste altrove.

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