Strage di Samarate, operato alla testa Nicolò Maja. «Ora la vera rinascita»

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SAMARATE – L’operazione tanto attesa è finalmente arrivata: Nicolò Maja ieri, venerdì 2 febbraio, è stato sottoposto dal team di neurochirurgia guidata dal professor Dimitri Rabbiosi all’ospedale di Circolo di Varese a un delicato intervento alla testa. «E’ l’ultima grande operazione che Nicolò ha dovuto affrontare», spiega nonno Giulio Pivetta, nella cui voce si scorge un tratto di leggerezza mai più udito dal 4 maggio 2022.

Intervento riuscito

Da quando Alessandro Maja, padre di Nicolò, ha ucciso a martellate la moglie Stefania Pivetta, la figlia Giulia, di soli 16 anni, ferendo in modo gravissimo il primogenito Nicolò, oggi 25enne, nella casa di famiglia di Samarate. L’intervento è riuscito e Nicolò sta bene. Prosegue il nonno: «Per noi questi sono tasselli fondamentali di un percorso complicato: finalmente una buona notizia. Prima la telefonata con l’annuncio dell’intervento tanto atteso, poi il responso: Nicolò sta bene, l’intervento è andato bene. Sono quelle notizie che ci aiutano ad andare avanti. Mio nipote è un ragazzo piuttosto chiuso, ma ieri non smetteva di sorridere, di parlare. Ieri ha illuminato la stanza. Credo che insieme all’aver potuto assistere a Como-Palermo (Nicolò è un grande tifoso del team siciliano) e alla festa per i suoi 25 anni, la giornata di ieri sia stata tra le più belle degli ultimi mesi».

Il futuro di Nicolò

Sì, perché l’intervento affrontato era «fondamentale affinché nostro nipote recuperi tutta l’autonomia necessaria – aggiunge nonno Giulio – Il suo sogno è quello di poter tornare a volare (Nicolò prima della mattanza aveva appena preso il brevetto da pilota ndr). Ha già volato in un’occasione, naturalmente non era lui ai comandi, ma è stato un momento di gioia. Ormai facciamo tutto pensando soltanto al suo futuro: saremo sempre qui per lui ma l’età sulla nostra carta di identità non è più così recente. E Nicolò ha diritto, deve avere diritto, alla vita che sognava. Ha diritto ad un futuro autonomo».

L’Appello e la strategia

Intanto prosegue l’iter giudiziario. Alessandro Maja è stato condannato all’ergastolo in primo grado. Il 14 febbraio inizierà il processo in Appello davanti ai giudici del tribunale di Milano: i difensori sono tornati a invocare per il padre l’infermità e a chiedere una seconda perizia psichiatrica (una prima valutazione lo ha già indicato come capace di intendere e di valore e di stare in giudizio).

Due tentativi di suicidio

«Pensi che lo stratega, così chiamo Maja ormai, ha detto di aver cercato di suicidarsi due volte prima di uccidere mia figlia e mia nipote. In un’occasione avrebbe cercato di impiccarsi senza però riuscire a fare il nodo. Ma se lo immagina un uomo di 60 anni incapace di fare un nodo? Nella seconda avrebbe tentato di togliersi la vita nell’auto di Nicolò che al momento della strage si trovava addirittura al di fuori della proprietà. Noi confidiamo che l’ergastolo venga confermato. Non ci ridarà Giulia e Stefania ma ci sarà giustizia: Maja non ha mai detto il perché ha fatto tutto questo, limitandosi a versare fango su nostra figlia quando ha parlato in aula. Come ha detto Nicolò, alzandosi in piedi al momento della sentenza, indossando con orgoglio la maglietta con i volti di sua madre e di sua sorella: l’ergastolo è una sentenza giusta e non ci sarà mai perdono».

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