Strage di Samarate, Alessandro Maja impugna in Appello la condanna all’ergastolo

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SAMARATE – I legali di Alessandro Maja hanno impugnato la condanna in primo grado all’ergastolo del geometra che nella notte tra il 3 e il 4 maggio 2022 uccise a martellate la moglie Stefania Pivetta, 57 anni e la figlia Giulia, 16 anni, ferendo in modo gravissimo il figlio maggiore Nicolò, unico sopravvissuto alla strage consumatasi nell’abitazione samaratese dove la famiglia viveva dagli anni 90.

Infermità mentale

Gli avvocati Gino Colombo e Laura Pozzoli tornano ad invocare la parziale infermità, così come già avvenuto nel corso del processo in primo grado. Anche in quel frangente i difensori descrissero Maja come semi incapace di intendere e di volere al momento degli omicidi. Nel ricorso in Appello si parla di condizione psichica “delirante”, tanto Maja era convinto di essere prossimo a problem lavorativi che gli avrebbero creato problemi economici. Una condizione che, in realtà, non si è mai verificata.

Perché lo ha fatto?

Secondo i difensori le condizioni di Maja erano tali da avergli fatto meditare il suicidio nei giorni immediatamente successivi alla strage anche se il geometra, durante l’esame reso in Tribunale a Busto Arsizio, aveva spiegato di non pensare più di togliersi la vita. Ora i giudici del Tribunale di Milano dovranno valutare il ricorso in secondo grado. Resta la domanda che il figlio Nicolò ha sempre espresso: quel “perchè ha voluto devastare la nostra famiglia” che non ha mai trovato risposta.

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