Nuova Marna a Sesto, Buzzi con Colombo sugli appalti: «Non era tenuto a informare»

SESTO CALENDE – «Il consigliere Marco Colombo non era tenuto, a norma di regolamento, a rendere informazione connessa alla gara d’appalto». Il sindaco Giovanni Buzzi prova a chiudere la questione sollevata dalla minoranza Insieme per Sesto sulla Nuova Marna. Nel mirino, gli appalti dei lavori, per avere chiarimenti sui presunti legami della ditta vincitrice con l’azienda di famiglia del capogruppo di maggioranza. Il primo cittadino alza un muro e difende Colombo, l’opposizione non si convince e affonda.

Buzzi con Colombo

giovanni buzzi sesto calende

Un lungo intervento, generale, letto da Buzzi in consiglio comunale lo scorso 26 aprile. Con un inciso sulla delicata questione. Ma senza dubbi, anzi «lo affermo con forza e certezza», ha detto. «Il consigliere Marco Colombo non era tenuto, a norma di regolamento a rendere informazione connessa alla gara d’appalto, che è gestita esclusivamente dall’organo tecnico». A cui ha aggiunto una precisazione, ovvero che «la Enrico Colombo Spa, pur appartenendo a un consorzio di numerosissime imprese denominato Arco Lavori Società Cooperativa Consortile, non rientra nel raggruppamento di imprese con l’impresa esecutrice dei lavori. Ci mancherebbe altro».

L’intervento

Un modo, insomma, per chiudere la questione e fare più chiarezza sul motivo per cui Buzzi aveva misteriosamente tolto le deleghe sulla Nuova Marna affidate a Colombo. Rimosse, come era stato specificato, per concentrarsi sulla progettazione della ciclopedonale del Lago Maggiore. Il tutto, rifacendosi anche al regolamento del consiglio comunale, articolo 4, sul “Controllo di interessi“. Questo l’intervento:

L’articolo 4 del regolamento sul funzionamento del consiglio comunale ricollega l’obbligo dei consiglieri comunali di fornire informazioni sui loro interessi personali “agli atti che concorrono a determinare”. Occorre considerare, a tal proposito, quali siano gli ambiti della delega attribuibili a un consigliere comunale.
Gli orientamenti dottrinali e giurisprudenziali formatisi sul punto ammettono che il consigliere possa essere incaricato di studi su determinate materie, di compiti di collaborazione circoscritta all’esame e alla cura di situazioni particolari. Escludono invece che la delega implichi la possibilità di assumere atti a rilevanza esterna e, tantomeno, la possibilità di adottare atti di gestione spettanti agli organi cosiddetti burocratici. Questo, in quanto il consigliere svolge la sua attività istituzionale in qualità di componente di un organo collegiale quale il consiglio, che è destinatario di compiti individuati e prescritti dalle leggi e dallo statuto. L’articolo 29 dello statuto comunale prospetta gli stessi ambiti di azione del consigliere comunale, laddove prevede che tale delega ha valore unicamente interno e non si estenda ad atti giuridici.
Nel conferire la delega al consigliere Marco Colombo non sono stati travalicati questi limiti. La facoltà di iniziativa “senza limitazioni di sorta” contenute nella delega da me conferita non poteva certo comportare l’adozione di atti a rilevanza esterna di competenza della giunta o degli organi gestionali. Piuttosto, e come previsto nella delega, l’approvazione e la partecipazione di incontri e riunioni, nonché aspetti inerenti alla comunicazione, senza precostituiti indirizzi definiti dal sindaco. Cioè senza vincoli di mandato. La delega non comprendeva pertanto l’adozione di atti nel concorso all’adozione di atti, se non quelli di competenza del consigliere quale componente del consiglio comunale.

«Era suo dovere informare»

Poco convinta Insieme per Sesto. L’interpellanza è stata presentata dal consigliere Roberto Caielli. Così ha detto in aula e poi a margine della seduta: «Il sindaco, ammettendo che non c’è stata alcuna comunicazione ai sensi del regolamento, si è difeso dicendo che la delega al consigliere Colombo per la Marna era un atto del tutto privo di contenuto operativo», sottolinea. «E quindi, secondo lui, Colombo non doveva comunicare nulla. Solo perché non poteva fare – o concorrere a fare – nulla». E ancora: «È pleonastico dire che Colombo non aveva nulla da dire nel momento in cui si avviava l’appalto, poiché non era nota la ditta vincitrice, la Arco Lavori. Ma una volta conosciuto il vincitore della gara, era suo dovere informare l’ente dei rapporti tra ditta di famiglia e l’aggiudicataria».

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