Sgai, i padroni della Pro Patria sotto inchiesta anche a Napoli per false fatture

NAPOLI – Altri guai giudiziari per i padroni della Pro Patria. Mentre i tigrotti di mister Luca Prina si preparano a tornare in campo per la ripresa del campionato (domenica ore 14.30 a Busto contro il Piacenza), questa volta il consorzio Sgai è finito al centro di una maxi inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli e condotta dalla Guardia di Finanza. Nei giorni scorsi, infatti, le fiamme gialle hanno eseguito un provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza richiesto nella fase delle indagini preliminari dalla Procura riguardante circa 110 milioni di euro di crediti d’imposta relativi al “Superbonus 110%” nei confronti del consorzio Sgai.

Sono state inoltre eseguiti perquisizioni e sequestri nei confronti di persone che sarebbero, a vario titolo, coinvolti nella presunta truffa. E alle 18 persone indagate, tra cui anche Roberto Galloro (ormai ex presidente del Consorzio, già agli arresti domiciliari) è contestata l’associazione a delinquere finalizzata a truffa, evasione fiscale e falso con lo scopo di beneficiare indebitamente del superbonus.

L’inchiesta

L’operazione trae origine da un’analisi di rischio sviluppata dall’Agenzia delle Entrate – Divisione Contribuenti – Settore Contrasto Illeciti sulla spettanza del bonus in materia edilizia.

Dagli accertamenti svolti dal Nucleo di polizia economico-finanziaria è emerso che il Consorzio, attraverso una rete di procacciatori, si sarebbe proposto nei confronti di privati cittadini interessati a effettuare i lavori rientranti nell’applicazione del superbonus. E facendo stipulare contratti che prevedevano la cessione del credito per opere di fatto mai avviate. Tanto che, ricevuti i contratti, il Consorzio avrebbe emesso fatture per operazioni inesistenti nei confronti dei privati committenti.

La cartiera di false fatture

E questo meccanismo è ben illustrato nel dispositivo di 21 pagine stilato e firmato dal giudice per indagini preliminari. In cui si legge che l’inchiesta è partita a seguito di una serie di segnalazioni di privati. E si spiega che “la frode era posta in essere con l’emissione da parte di un Consorzio di professionisti (Sgai) esercente l’attività di servizi di consulenza resi a sostegno di imprese e professionisti di fatture false nei confronti di soggetti interessati all’esecuzione dei lavori, a fronte di lavori mai eseguiti, al fine di ricevere, mediante la cessione con sconto in fattura, il credito di imposta maturato dei beneficiari, per monetizzare lo stesso presso intermediari finanziari”. E ancora, che “il meccanismo fraudolento che culminava nella monetizzazione di crediti per operazioni mai effettuate attraverso la cessione degli stessi aveva nell’emissione di false fatture e nella conseguente falsità dei crediti di imposta collegati il cardine fondamentale”.

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