Somma, omicidio Faraci: la Cassazione non conferma l’assoluzione. Nuovo processo per Aita

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SOMMA LOMBARDO – Omicidio Faraci: la Cassazione annulla con rinvio alla Corte d’Appello l’assoluzione in secondo grado per Melina Aita, la moglie della vittima. Nuovo processo. Con lei tornerà davanti ai giudici milanesi, la sezione sarà diversa, anche Bechir Baghouli, il giovane tunisino condannato in contumacia a 24 anni. Definitiva l’assoluzione di Slaeddine Ben Umida, difeso dall’avvocato Marco Brunoldi, che esce definitivamente di scena: con l’omicidio, come sostenuto dalla difesa, non c’entra.

Ergastolo, assoluzione e nuovo processo

La bilancia è pesante: si è passati infatti da una condanna all’ergastolo in primo grado, ad un’assoluzione in Appello. Ma è la vita della gente quella che è in gioco. E in questo, come in tanti altri casi, la via di mezzo non esiste: innocenti oppure fine pena mai. La verità dovrà essere stabilita in secondo grado. Di nuovo. Con possibilità per le difese di ricorrere, di nuovo, in Cassazione.

Ipotesi movente

Aita è accusata di essere la mandante dell’omicidio del marito Antonio Faraci. Faraci, invalido, fu massacrato il 12 aprile 2014 nella villetta dove viveva con la moglie perché ostacolo alla relazione, anche di natura economica, che Aita aveva con Bechir. I due avrebbero premeditato l’omicidio. Slaeddine era consapevole quel pomeriggio di dover assassinare il marito di Aita. Contestate anche le aggravanti della crudeltà, della minorata difesa e del legame coniugale con la vittima. La Cassazione potrebbe aver creduto che Aita avesse un movente per fare assassinare il marito. Come detto la bilancia è ampissima: si passa dall’ergastolo all’assoluzione. Da un grado all’altro.

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