Tifo, applausi e lacrime per i 110 anni del Legnano. Sognando la C

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LEGNANO – Una maglia, un colore, una squadra che ti rimane appiccicata addosso come una seconda pelle. Anche se poi l’hai lasciata, sei salito di categoria, fino ad arrivare al “grande calcio”. Non te li scordi, Legnano e il Legnano, ti restano dentro: lo stadio “Mari”, il tifo sanguigno e un po’ polemico, a riscaldare sugli spalti cuori animi piedi testa nei gelidi pomeriggi d’inverno, poca luce, tanto freddo sudore fatica in campo.

Campionati minori, li chiamano, ma sono quelli che ti forgiano se hai scelto questo mestiere, su terreni più fango che erba, tra fiatoni e rincorse, con tecnica quanto basta ma tanta corsa. E magari una bella giocata, un gol, l’abbraccio corale, fisico e virtuale, di qua e di là dalle recinzioni. Magari una partita contro squadre come Parma, Vicenza, Bologna, una rimonta-miracolo, una salvezza insperata che racconterai ad amici, figli e poi ai nipoti, una promozione col record imbattuto di punti in Serie C, uno scudetto Allievi, tante facce da conoscere e riconoscere, affetti e stima che ti accompagneranno per tutta la vita, ricordi indelebili come quelli di chi, adolescente, pagava il ridotto dei popolari, poi si è abbonato nei distinti, fino a salire in tribuna stampa a raccontarvi con una penna o un microfono.

L’abbraccio dei tanti ex

Legnano e il Legnano sono rimasti nel cuore di chi c’è passato. E meglio non poteva dimostrarlo la serata di ieri, lunedì 17 aprile, al Teatro Tirinnanzi, riuscita e partecipata come non mai, per l’evento celebrativo dei 100 anni più 10 (nelle foto). Trascorso fra tifo, applausi e qualche lacrima in un teatro che è diventato uno stadio, con i tifosi organizzati in curva, pardon in galleria e un parterre dove ovunque ti voltavi scorgevi un volto che aveva qualcosa da raccontare: 120 posti su e altri 400 giù esauriti da tempo, con i ragazzi dell’Academy e quelli di 70 e 80 anni, vecchie glorie venute a ritirare il giusto premio, senza dimenticare chi sarebbe venuto tanto volentieri ma non c’è più.

Sul palco, gente che ce l’ha fatta come Davide Fontolan, Daniele Fortunato e Roberto Murgita, con tanto di rigorino battuto. Poi altri che non sono venuti ma hanno portato il loro saluto, come Walter Novellino, e un’autentica leggenda vivente del calcio italiano che ha voluto a tutti i costi far sentire la sua voce in diretta: Gigi Riva, che ha ricordato come «qui mi hanno preso e fatto giocare, dal campionato di C alla finale giovanile. C’è ancora la società, le auguro di vincere e ai giocatori di giocare d’accordo gli uni con gli altri, fino all’ultimo pallone».

«Terremo sempre a questi colori»

Fra gli ospiti, un mister del calibro di Fabio Capello e uno che qui ha fatto la storia del settore giovanile, quell’Aldo Capocci che all’anagrafe fa Romualdo e firmò una salvezza da incorniciare della prima squadra in C1, nei migliori campionati dei lilla degli ultimi cinquant’anni. «Stasera ho ritrovato i miei ragazzi – ha detto il “Capoccia” – e tutti hanno Legnano nel cuore anche se sono andati a giocare in A e in B». Fontolan – del quale non dimentichiamo una traversa colpita da centrocampo una sera in Coppa Italia – ha rivelato che «c’è anche un gruppo di giocatori ex lilla, ci sentiamo regolarmente e ogni tanto ci ritroviamo. Perché ci teniamo ancora oggi».

E ci tengono, eccome, i tifosi, che sognano il ritorno in C e il derby con la Pro. In video anche il tifosissimo Max Pisu e la “Teresa” dei Legnanesi Antonio Provasio. Il tutto aperto e orchestrato dal ds Eros Pogliani e ben condotto da Paolo Zerbi e Mattia Boria. A tutti gli ospiti intervenuti è stata consegnata una delle 110 magliette celebrative della serata (indovinate il numero stampato…) che saranno vendute a scopo benefico; ai presenti in sala, un braccialetto da conservare come una reliquia. Perché Legnano e il Legnano siano un’emozione per sempre.

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