Tour of the Alps, Bouchard: “Una vittoria che mi ripaga di tanti sacrifici”

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Geoffrey Bouchard lo avevamo già imparato a conoscere abbastanza bene l’anno scorso al Giro d’Italia, quando si aggiudicò la classifica dei GPM, due anni dopo averla vinta anche alla Vuelta a España. Oggi al Tour of the Alps 2022 si è tolto la soddisfazione di alzare le braccia al cielo per la prima volta nella sua carriera. «Volevamo mettere qualcuno dei nostri in fuga, in modo da tenere protetti i nostri capitani Felix Gall e Clement Champoussin che in questo periodo stanno bene e puntano alla classifica generale – spiega Bouchard -. Per buona parte dei primi chilometri sono rimasto in coda al gruppo, poi ad un certo punto sono risalito e ho seguito un attacco che si è rivelato quello giusto. Sono stato abbastanza fortunato, anche perché poi ci hanno lasciato diversi minuti. Nel finale me la sono giocata con Zwiehoff che, secondo me, ha speso un po’ troppo durante il nostro tentativo. Non mi aspettavo di vincere, mi ripaga di tanti sacrifici».

Al Giro dell’anno passato era solamente andato vicino alla vittoria – a Campo Felice fu superato da Bernal a poche centinaia di metri dal traguardo – ma la vittoria è la conferma che sulle salite italiane si trova a proprio agio. «Questa è una bella consolazione dopo la beffa al Giro dell’anno scorso. Se ci tornerò quest’anno? No, farò il Tour de France che, per un francese in una squadra francese, è l’obiettivo massimo e il sogno di una vita. Il Giro però è nel mio cuore, amo l’atmosfera e le sue salite, in particolare le Alpi in cui mi diverto sempre, ma amo un po’ tutto, perfino la divertente carovana pubblicitaria. Mi sono anche fatto insegnare qualche parola in italiano, perlopiù parolacce, come sempre (ride, ndr). Gli italiani hanno una passione viscerale per questo sport e questo per noi ciclisti vuol dire tanto».

Bouchard è passato professionista piuttosto tardi, a 26 anni, ma la sua è una storia particolare, fatta di sacrifici e azzardi. «In bici ci sono sempre andato, prima da U23 poi da amatore, ma avevo anche altre priorità. Studiavo e lavoravo da Decathlon per guadagnare qualche soldo, ma a un certo punto ho chiesto ai miei genitori se potevo provare a diventare un ciclista professionista. Ce l’ho fatta con tanto lavoro, sono passato tardi ma sento che ogni anno miglioro e spero di continuare a farlo. Mi han detto che la maturità fisica arriva tra i 28 e i 32 anni e io sono in quella fascia di età. Di testa sono fresco, faccio la professione che mi piace e lavoro per vincere le gare. La vittoria di oggi è una grande ricompensa».

Articolo a cura di Tuttobiciweb.it

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