Incidenti sul lavoro: fino alla prossima vittima

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Davanti all’ennesimo incidente mortale sul lavoro (l’operaio deceduto a Tradate) c’è ben poco da commentare: molto è già stato detto sugli esiti drammatici degli infortuni in fabbrica o sui luoghi di lavoro, fa premio lo sconcerto per un fenomeno che, dall’inizio dell’anno, riempie le cronache e, purtroppo, gli obitori. E con lo sconcerto non ci sono più parole per sottolineare tragedie che vanno ripetendosi con una frequenza impressionante, anche per questo inaccettabile.

La domanda che tutti ci poniamo è scontata e, allo stesso tempo, inevitabile: possibile che nel 2021 si debba ancora morire così? Possibile, terribilmente possibile alla luce di episodi che vanno ripetendosi anche nella provincia di Varese, senza che nessuno riesca a porre un argine nonostante le reiterate e sacrosante proteste, le giuste e doverose richieste di maggiore sicurezza, le continue e spesso inascoltate esortazioni dei sindacati agli enti preposti per rigorosi controlli.

Eppure, i dati Inail per il primo trimestre dell’anno indicano una generale diminuzione delle denunce degli infortuni, ma non di quelli con esiti luttuosi. Ad aumentare sono proprio le persone che perdono la vita sul lavoro, benché, complice la pandemia, sono diminuiti gli occupati. Che cosa sta a significare una simile constatazione se non un allentamento delle misure di sicurezza? Certo, c’è anche chi trova improbabili giustificazioni in una minore attenzione generalizzata sul posto di lavoro. La causa, spiegano, potrebbe risiedere nell’attuale disagio sanitario per il Covid, che genera disturbi psicologici e complica l’esistenza. Ma è soltanto un modo per banalizzare il problema, che invece è sociale e chiama in causa una serie di aspetti comportamentali e normativi troppo spesso sottovalutati.

Il caso di Luana D’Orazio, la ventiduenne morta mentre lavorava in una fabbrica tessile in Toscana, oltre a essere espressione di un fenomeno sempre più grave ha scosso e commosso l’opinione pubblica e coinvolto il “circo mediatico” più di altre analoghe vicende. Dopo di lei, solo in Lombardia, hanno perso la vita sul lavoro Christian Martinelli a Busto Arsizio, Maurizio Gritti in un cantiere in provincia di Bergamo e, ora, Marco Oldrati a Tradate. Tutti nel breve volgere di una manciata di giorni: una strage. Appunto, una strage. Da fermare ad ogni costo. E’ quello che si ripromettono ogni volta i politici, pronti a rappresentare, assieme al cordoglio, la loro deplorazione. Senza dimenticare le promesse per interventi risolutivi sulla sicurezza nelle fabbriche, misure che tardano ad arrivare in un’attesa esasperante. Salvo fare a scaricabarile rispetto alle stesse soluzioni, sempre in carico a qualcun altro. Così, di incidente in incidente, con la magistratura direttamente coinvolta per accertare le eventuali responsabilità, il problema rimane irrisolto. Fino alla prossima vittima e alla conseguente, corale indignazione.

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