Troppo facile chiedere scusa

scusa facile paese

“Ci scusiamo per il disagio arrecato agli utenti”. L’avete mai sentita o letta questa frase? Negli ultimi tempi sembra un refrain, un mantra, un disco rotto che interviene subito dopo un disservizio o un qualunque accidente che provochi un problema ai cittadini. Chiedono scusa i responsabili della Sanità e degli enti che ad essa fanno riferimento quando, come spesso accade anche qui nel nostro territorio, chiude un ambulatorio o si è costretti a far la fila agli sportelli, per non dire di ciò che può succedere, ed è già successo, nei reparti ospedalieri; chiedono scusa le Poste per i ritardi nella consegna della corrispondenza o, ancora, per i cartelli “chiusi per ferie” inopinatamente appesi agli ingressi degli uffici Pt; chiedono scusa i dirigenti delle ferrovie, attorno alle quali si potrebbero scrivere romanzi di indignazione e rabbia, al punto che persino il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, si è sentito in dovere di chiedere scusa pure lui a nome delle “ditte” che fanno correre (eufemismo) i treni; chiedono scusa le società di gestione della telefonia quando spengono i ripetitori e non si sa perché; e chiedono scusa persino i vertici delle Autostrade per l’Italia per la tragedia e i morti di Genova.
Siamo diventati il Paese della scusa facile, della richiesta di comprensione per tutto ciò che non funziona. A volte pare proprio non funzioni niente o, al massimo, funziona soltanto qualcosa dell’ampio sistema dei servizi pubblici. Il rischio è che con le scuse, i diretti interessati, coloro che dovrebbero garantire efficienza e funzionalità, mettano la mani avanti  e sistemino la coscienza, si autoassolvano, evitino di assumersi le proprie responsabilità. In questo modo difendono le loro rendite di posizione, tirano a campare lasciando le cose come stanno o, tutt’al più, facendo finta di impegnarsi a sistemarle. Perché alla fine, fatichiamo a individuare un servizio, uno solo, che non picchi in testa, che proceda senza sussulti, sospensioni o manipolazioni.
I cittadini farebbero volentieri a meno delle scuse di lor signori, preferendo ad esse “macchine”, “strutture” ed “apparati” che viaggino per benino, così che non debbano dolersene e, soprattutto, pagare pegno nei modi in cui di solito i comuni cittadini pagano pegno. Ai quali, a compendio dell’abitudine della giustificazione sempre pronta e gratuita, chiede scusa la politica, che di scuse ne trova sempre una in più del diavolo. Anzi, mille, centomila, un milione.

Scusa facile paese – MALPENSA24