Varese, ventisei anni di abusi: il marito orco ora è a processo

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VARESE – Tre giorni dopo il matrimonio sono iniziati i pestaggi. Che, insieme agli abusi sessuali, sono andati avanti per 26 anni. Anche quando, nel 2009, marito e moglie si trasferiscono dall’Albania in Italia. La parola fine è arrivata nel dicembre del 2021 quando la donna, davanti all’ennesima aggressione, davanti al compagno che stava mordendo rabbioso il braccio del figlio intromessosi per difendere la mamma, ha detto basta.

Le botte e gli abusi

O meglio ha detto tutto ai carabinieri del nucleo operativo radiomobile della compagnia di Varese. E oggi, giovedì 15 settembre, quell’orrore la vittima, assistita dall’avvocato Elisabetta Brusa (anche i figli della coppia sono parte civile nel procedimento) lo ha ripetuto anche in aula, davanti al collegio del Tribunale di Varese presieduto da Cesare Tacconi.

Il coltello sotto il cuscino

In aula, in cella, c’era anche l’imputato: tradotto lì dal carcere dei Miogni dove è tuttora detenuto. E’ uno spaccato allucinante quello che emerge dall’addolorato racconto della vittima. Lei che lavora 12 ore al giorno per poter mandare avanti la casa e non fare mancare niente ai figli. Lui che soffre di alcolismo e si gioca quel che trova. Salvo poi tornare a casa ubriaco e pieno di pretese. Le botte, poi i rapporti sessuali alla quale la donna si sottometteva (non di sua volontà) soltanto per paura. L’uomo aveva infatti sistemato un coltello sotto uno dei cuscini del talamo nuziale. Una minaccia solida e sempre presente. Lei sapeva, lui non aveva nemmeno bisogno di brandirla quella lama.

Poi è arrivato quel dicembre di un anno fa. La donna in ospedale alla fine si tiene la paura nel petto e manda avanti l’amore. Quello per i suoi figli e per se stessa. Il 4 ottobre si torna in aula e potrebbe arrivare anche la sentenza di primo grado.

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