Forza Italia e Lega vanno alla guerra. Per perderla

Mentre a Busto Arsizio la Lega beve l’amaro calice (eufemismo) del sostegno al bis di Emanuele Antonelli candidato sindaco, Forza Italia in provincia di Varese non sa ancora che pesci pigliare. Il suo dilemma, ma sarebbe meglio parlare di psicodramma, riguarda l’eventuale riconferma dell’intesa di centrodestra, con il rischio di essere cancellata elettoralmente dagli alleati, o, in alternativa, la corsa identitaria e solitaria alle urne, con l’eventuale sostegno di gruppi moderati di centro e liste civiche. I berlusconiani si ritroveranno sabato mattina, 8 maggio, per decidere il da farsi, non escluso un rinvio di una decisione che pesa maledettamente sul futuro in sede locale del partito. E che richiede una buona dose di coraggio a fronte dello scontato diniego dei soci di cordata, Lega e Fratelli d’Italia, a concedere loro un candidato in una delle tre città più importanti, Varese, Gallarate e Busto Arsizio, che andranno al voto.

La sensazione è che, alla lunga, Forza Italia finirà per rientrare nei ranghi, evitando lo strappo. Non ci sembra di intravedere truppe motivate e disposte a perdere quelle poche rendite di posizione che l’alleanza assicura loro in caso di successo della coalizione. Potremmo anche sbagliarci, ma i principi e le identità hanno bisogno di sostegni motivazionali, di convinzioni, di volontà collettive condivise anche ai piani alti per essere portati fino in fondo. Altrimenti sono soltanto chiacchiere.

Un po’ come le chiacchiere della Lega bustocca, che da sempre maldigerisce e strepita contro il dispostismo amministrativo e politico di Antonelli. Lega che sbandiera la ferma, irrevocabile volontà di avere un suo esponente a capo di Palazzo Gilardoni e, alla fine, soccombe ai diktat di Stefano Gualandris, il suo commissario provinciale che impone di appoggiare comunque il bis del sindaco di Fratelli d’Italia. Sinceramente fanno tenerezza i leghisti che, in giunta, si astengono su una deliberazione per “mandare un segnale ad Antonelli”, Il quale, conoscendolo, se ne inpippa bellamente dei “segnali” leghisti, va e andrà sempre più per la propria strada. Insisterà per avere una sua lista, peraltro osteggiata dalla Lega, e, se mai dovesse essere rieletto, farà strame di coloro che lo sopportano e non lo riveriscono.

Anche in questo caso, potremmo o vorremmo sbagliarci, ma il partito di maggioranza relativa, che a Busto ha scritto ampia parte della storia della Lega, dimostra di non essere capace di alzare la voce con i suoi capi, che lavorano per non avere rogne e negano autonomia alla sezione cittadina; conferma di essere sottomesso a un commissario provinciale chiaramente eterodiretto; un partito incapace di recuperare dignità e prestigio politico, bè, un partito senza più attributi può soltanto sventolare bandiera bianca. Al massimo fare i capricci come il suo segretario cittadino, l’ex ministro (ministro!) Francesco Speroni, che è sull’Aventino: si è chiuso in “silenzio stampa” e, al momento, rende l’idea di aver messo la testa (altro eufemismo) sul ceppo.

Altro da dire non c’è, se non aspettare eventi già scritti, che confermino come l’attuale centrodestra non sia più quello di una volta. Del resto, i partiti corrono sulle gambe degli uomini, e oggi il convento offre le seconde, spesso le terze fila di un tempo. Le sconfitte di Varese cinque anni fa, e quelle più recenti di Luino, Somma Lombardo, Saronno e Legnano, vorranno pur dire qualcosa. E chi può affermare che al voto di ottobre non debba reiterarsi una uguale disfatta? Le premesse ci sono tutte.

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