Vita da comici, al Teatro di Varese i racconti di Uccio De Santis e Paolo Cevoli

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VARESE – Doppio appuntamento con le risate al Teatro di Varese: mentre la serata di oggi, venerdì 3 marzo avrà come protagonista Uccio De Santis in un viaggio tra gag irresistibili, monologhi e storie di vita vissuta, alternati con video che hanno fatto la storia del programma televisivo Mudù, domani sul palco dell’Apollonio salirà Paolo Cevoli con i racconti di “Andavo ai 100 all’ora” alle nuove generazioni.

La vita di un comico “per vocazione”

Lo show di Uccio racconta in forma di monologo e di sketch a due, la vita di un comico “per vocazione”. Dagli esordi per vincere la timidezza alle feste in casa, dai primi amori al suo grande amore, il teatro: un viaggio nei ricordi che dipinge tanti gustosi quadretti familiari.
Lo spettacolo racconterà il presente con divertenti scene tra moglie e marito sulla vita di ogni giorno, storie in cui ognuno si può identificare e ridere di gusto con tanta buona musica: in questa avventura Uccio De Santis sarà accompagnato dai volti storici del programma Umberto Sardella e Antonella Genga. È previsto inoltre un momento in cui interagirà con il pubblico, vero cavallo di battaglia dell’artista pugliese, creando dei siparietti comici di gran coinvolgimento.

«Andare ai cento all’ora sembrava una gran velocità»

«“Andavo ai 100 all’ora”, cantava Gianni Morandi nel suo primo singolo. Era il 1962. E in quegli anni andare ai cento all’ora sembrava una gran velocità…oggi se si va in autostrada a quella andatura ti suonano dietro, anche i camion trasporto suini. Come sono cambiate le cose in questi ultimi anni!».
Paolo Cevoli, classe 1958, nonno con due nipotini all’attivo, immagina di raccontare ai figli dei suoi figli com’era la vita quando lui era un bambino. Cose che oggi sembrano assurde: non c’era Internet, i telefoni avevano la rotella, la tivù era in bianco e nero; non c’erano il politicamente corretto, la raccolta differenziata (anche perché quasi non si produceva immondizia…) e gli apericena. Un racconto personale che attraversa tutta la vita di Paolo fino ai giorni nostri non per dire che “una volta era meglio…”, anzi, ma per comprendere le nostre radici e ridere di noi stessi.

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