VISTO&RIVISTO Berlusconi soggetto perfetto per un film lungo trent’anni

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Toni Servillo interpreta Berlusconi nel film "Loro" di Paolo Sorrentino

di Andrea Minchella

La storia giudicherà l’uomo, l’operato, la statura politica. Il cinema, la televisione, la letteratura e l’arte lo ha già, probabilmente, giudicato. Un personaggio tanto carismatico quanto divisivo si è prestato sempre a letture ed interpretazioni da parte di artisti che negli ultimi trent’anni hanno deciso, almeno per una volta, di mettere al centro delle loro opere l’uomo, il politico, l’imprenditore, il simbolo.

Se nel “Il Portaborse” di Daniele Luchetti del 1991 Nanni Moretti interpretava un politico socialista che dell’immagine e della comunicazione ne faceva i paradigmi necessari per una campagna elettorale vincente e moderna, gettando le basi stilistiche e comunicative dell’imminente discesa in campo del Cavaliere, nel 1998, sempre Nanni Moretti, nel suo “Aprile” inseriva sullo sfondo della storia principale la vittoria elettorale di Silvio Berlusconi nei confronti della sinistra, dando vita ad una delle sue sequenze più evocative in cui lo stesso Moretti incitava, sbraitando verso la televisione accesa nel suo soggiorno, un D’Alema smarrito a dire qualcosa di sinistra mentre un algido Berlusconi rilasciava interviste-fiume a tutti i giornalisti che lo circondavano per le prime impressioni di una vittoria, quella del 1994, straripante.

Sempre Nanni Moretti nel 2006 decise di realizzare, quasi in maniera profetica, il suo “Il Caimano”. Qui il regista romano intreccia il mondo del cinema e la vita di Berlusconi come se fossero due narrazioni con linguaggi molto simili. Nanni Moretti interpreta l’attore che deve impersonare Berlusconi, tratteggiandone i lati più oscuri e più ambigui. Profetica e agghiacciante la sequenza finale del film nel film in cui Berlusconi-Moretti abbandona di corsa un palazzo di giustizia in fiamme mentre i suoi seguaci si scagliano contro i giudici che lo hanno appena condannato.

Nel 2005 e nel 2010 Sabina Guzzanti realizzò due documentari incentrati su Silvio Berlusconi. Se “Viva Zapatero” del 2005 raccontava aneddoti della figura complessa di Berlusconi con una forte dose di ironia miscelata intelligentemente con una pungente satira demenziale, mai del tutto apprezzata dal diretto interessato, “Draquila- L’Italia che Trema”, del 2010, metteva in luce le contraddizioni e le gigantesche lacune che Silvio Berlusconi e il suo governo si lasciarono dietro il loro passaggio a L’Aquila dopo il terremoto del 2009, con l’intento di mettere in atto la più grande e mitologica ricostruzione che l’Italia avesse mai conosciuto. Il reportage della Guzzanti fu una dolorosa spina nel fianco di un governo che voleva raccontarsi come il più efficiente e laborioso della storia della repubblica.

Il bravissimo Steve Gandini nel 2009 realizzò forse il ritratto più crudo non tanto su Berlusconi quanto sul berlusconismo. Il potere della televisione commerciale viene dipinto come un elemento vitale per manipolare generazioni intere di possibili e preziosissimi voti. L’analisi di Gandini è sconcertante e molto pessimista.

Del 2011 è il bel lavoro di Roberto Faenza e Filippo Marcelloni “Silvio Forever”. Il documentario, scritto dalla coppia anti-casta Rizzo e Stella, ripercorre la vita imprenditoriale e politica di Berlusconi. Con un interessante montaggio tra immagini vere e narrazioni recitate da un irriconoscibile Neri Marcorè, il racconto diventa, poco a poco, un’incursione sempre più profonda anche negli scandali sessuali che, ad un certo punto, hanno travolto definitivamente l’allora Presidente del Consiglio e tutto il suo entourage.

Anche dopo la “caduta” del politico, sono stati prodotti diversi documentari e pellicole. Il surreale “Belluscone- una storia siciliana” di Franco Maresco del 2014, “Burqua”, film animato di Marco Pavone del 2014, “My Way”, intervista-confessione di Panizzi e Friedman del 2015, sono forse quelli più significativi.

Stefano Accorsi e Sky, poi, dal 2015 diedero vita ad una serie interessante ed intelligente. “1992”, “1993” e “1994” raccontano, con una edulcorata ma puntuale analisi dei fatti, come si stava preparando il terreno per la discesa in campo del Cavaliere nel 1994. Tra fiction e realtà l’Italia di quegli anni viene sezionata, approfondita e descritta in una produzione televisiva di buon livello.

Rimane infine da ricordare il visionario Paolo Sorrentino che nel 2018 decise di raccontare la sua versione di Silvio. Dopo averci dipinto le gesta di Andreotti nel “Il Divo” del 2008, il regista de “La Grande Bellezza” sceglie di realizzare 2 pellicole separate e complementari per cercare di analizzare nella sua interezza il personaggio, il politico, l’imprenditore, l’amatore, l’imbonitore, il venditore. L’operazione, molto ambiziosa sulla carta, non è riuscita probabilmente a scavare davvero in profondità un personaggio, dopotutto, molto mitografico e fortemente iconografico, conosciuto più per gli innumerevoli aneddoti e i surreali racconti che per una cronistoria vera e attendibile.

Silvio Berlusconi, forse, avrebbe voluto che un film sulla sua vita fosse girato da un inguaribile sognatore come Federico Fellini che, pare, gli avesse proposto di fare una particina nel suo ultimo film “La Voce della Luna” del 1990. Pare, però, che Berlusconi rifiutò perché i ruoli marginali non erano certo adatti ad un grande uomo come lui.

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