VISTO&RIVISTO Esperimento audace sull’arte e sull’amore

minchella visto rivisto

di Andrea Minchella

VISTO: LA PITTRICE E IL LADRO, di Benjamin Ree (Kunstneren og Tyven, Norvegia- Stati Uniti 2021, 106 min., Sky Arte).

Un colpo al cuore. Da guardare tutto d’un fiato, per cercare di capire il potere dell’arte e dell’amore sulla fragilità delle persone. Un esperimento filmico unico e geniale che mette in luce il rapporto tra pittore e modello, tra cacciatore e preda, tra amante e amato. Il desiderio di eternità diventa un filo sotteso a tutta la vicenda di Barbora Kysilkova, una pittrice iper realista, e Karl-Bertil Nordland, un tossico dipendente ladro per necessità. La grammatica del documentario rende tutta la storia una cronaca dei sentimenti che ci conquista, sequenza dopo sequenza, fino a travolgerci completamente. Il giovanissimo Benjamin Ree muove la sua telecamera tra le due anime dei protagonisti. Scruta e analizza i desideri, le paure e i pensieri di Barbora, nata a Praga ma girovaga fino ad arrivare ad Oslo dove realizza una mostra dei suoi quadri più celebri, e di Karl, norvegese tossico dipendente che un giorno, insieme ad un complice, decide di rubare due tra i più importanti quadri della giovane pittrice. I due protagonisti, sconosciuti uno all’altra, si ritroveranno, dopo l’arresto di Karl, uno di fianco all’altro. Barbora, durante il processo, è incredibilmente attratta dalla personalità scura e dall’incapacità di gestire la propria vita di Karl. Decide, rischiando parecchio la sua fragile stabilità emotiva, di avvicinare Karl e di proporgli di diventare suo modello per alcune opere. Karl accetta e il film si plasma sugli incontri sinceri e complicati tra i due. Ree filma senza alcuna ritrosia Barbora e Karl durante i ritratti che diventano terapia dell’anima per entrambi. Barbora, con alle spalle un passato di violenze subite e di relazioni sbagliate, vede in Karl la possibilità di un’arte pura, quasi catartica e religiosa. L’anima di Karl, il cui corpo sembra quello di un Cristo moderno e metropolitano, diventa una tela bianca su cui la sofferente Barbora cerca di imprimere i suoi desideri e le sue angosce più nascosti. Ree filma e monta una relazione potente e schizofrenica tra i due. La metamorfosi del corpo di Karl diventa la metamorfosi del rapporto tra i due. Tra l’ospedale, il carcere e l’appartamento di Barbora si svolge, in un arco temporale di quasi tre anni, una delle storie d’amore e di amicizia più vere mai raccontate in un film. Seppur “reale finzione”, “La Pittrice e il Ladro” diventa un racconto realistico delle anime perse che trovano nell’arte, qualsiasi essa sia, il potere di fermare un’inesorabile discesa verso pericolosi e profondi livelli di esistenza. L’amore e la passione sono due insostituibili detonatori per la rinascita e la risalita di un’anima. Questa particolare “Sindrome di Stoccolma” che viene descritta nel documentario diventa forza generatrice di emozioni e sensazioni che plasmano e cambiano le anime fragili e ferite dei due protagonisti. La voglia di Barbora di fissare per l’eternità la parte più nascosta e sincera della complicata personalità di Karl è la voglia di ognuno di noi di trovare, anche solo per un istante, la capacità di vivere intensamente la vita. Prendendone tutti gli aspetti che ci vengono forniti, belli o dolorosi che siano. Il piacere di Karl di essere ritratto da Barbora è il piacere di ognuno di noi di essere amati, di essere al centro della vita di qualcun altro. La bravura di Ree risiede proprio nella capacità di cogliere in maniera limpida e schietta tutte le sfumature, difficilmente percettibili, di una relazione complicata tra due esseri umani, tra una pittrice e il ladro delle sue opere.

Giustamente premiato al Sundance, “La Pittrice e il Ladro” è un bellissimo e inedito esperimento che sposta più in la l’asticella della potenza narrativa dei documentari. Il connubio tra arte, immagini, vita reale e proiezioni virtuali della propria esistenza diventa una cifra romantica che rende la storia narrata una vicenda universale e iconografica a cui tutti noi ci sentiamo sentimentalmente legati. Questo è un film che racconta di noi e delle nostre più profonde paure e dei nostri più potenti desideri.

***

RIVISTO: THE SQUARE, di Ruben Ostlund (Germania- Svezia- Francia- Danimarca 2017, 142 min.).

Il bravissimo Ostlund, dopo l’agghiacciante “Forza Maggiore” riflette sull’arte e sul suo potere deflagrante nella società contemporanea fatta, per lo più, da pulsioni e istinti legati all’immagine e alla sua ingombrante e destabilizzante forza che esercita su di noi. L’arte contemporanea come provocazione diventa cardine di una riflessione articolata sulle azioni e le reazioni di ognuno di noi davanti a situazioni inattese che possono influenzare completamente le nostre vite. Istinto e ipocrisia sono due aspetti pericolosi che permeano l’intera vicenda raccontata egregiamente dal regista danese. Da rivedere perché attuale e autentico.