VISTO&RIVISTO Fare i conti con se stessi è la cosa più difficile

minchella boy erased

di Andrea Minchella

VISTO

BOY ERASED – Vite cancellate, di Joel Edgerton (Boy Erased, Stati Uniti 2018, 114 min.).

La storia è agghiacciante. Il film lo è meno. Apprezzabile il tentativo del bravo attore Joel Edgerton di volere passare anche dietro la macchina da presa (questo è il suo secondo importante lungometraggio), ma le lacune stilistiche e grammaticali sono ancora tante. Avventurarsi dopo il bel thriller “The Gift”, che aveva confezionato nel 2015, con un dramma così potente e sconvolgente è stata un’operazione troppo rischiosa e prematura. Il libro da cui è tratto il film è una sorta di autobiografia in cui Garrad Conley racconta in maniera cruda e angosciante la sua breve ma intensa disavventura in uno di quei, diffusissimi negli Stati Uniti, centri di riabilitazione morale per gli omosessuali di ogni età, razza ed estrazione sociale.

“Love in Action”, questo il nome del programma, si prefigge il compito di raddrizzare moralmente, con l’aiuto della fede in Gesù, le storture morali che inevitabilmente la società contemporanea e una famiglia disattenta possono generare in ogni ragazzo americano. Poco importa se il protagonista proviene da una famiglia in cui il padre dice messa tutte le domeniche in veste di pastore della sua comunità, da qualche parte nell’Arkansas. Il ragazzo va salvato, curato, raddrizzato, riportato sulla retta via. Ancora più sconcertante, però, è il fatto che a capo di questi “ospedali morali” vi siano persone che predicano in nome di Gesù e svolgono la loro funzione riparatoria senza avere nessun requisito medico o psicoterapeutico. E quindi migliaia di famiglie, recluse nell’ossessione dei tabù sessuali frutto di una religione piatta e a senso unico tanto diffusa in America, soprattutto nell’America che poco c’entra con le grandi metropoli dove la modernità si porta dietro anche le pacifiche convivenze tra ogni diversità, si trovano costretti a ricorrere a questi” rifugi dell’anima”.

Bravi gli” amici australiani” di Edgerton, Russell Crowe e soprattutto la ormai rinata Nicole Kidman, ingiustamente fuori dalla cinquina delle migliori attrici dell’Academy di quest’anno.

Interessante la riflessione sulla fortuna che ognuno di noi può avere anche nelle situazioni più difficili: qui il protagonista, interpretato dal bravo e prolifico Lucas Hedges, ha la fortuna di vivere il suo dramma personale all’interno, tuttavia, di una famiglia che, subito dopo il colpo iniziale, riesce, prima la madre e infine anche il padre, a rimodellarsi sulle scelte, certo difficili ma legittime, che il figlio è giustamente costretto a fare. Il confronto finale tra il figlio e il padre è filmicamente ben rappresentato e riesce a dare in finale una maggiore dignità ad un progetto altrimenti molto acerbo e poco incisivo.

RIVISTO

LES AMOURS IMAGINARIES di Xavier Dolan (Canada 2010, 95 min.).

O anche la leggerezza.

Un giovanissimo Xavier Dolan realizza il suo secondo cortometraggio sconvolgendo tutto il mondo: a soli vent’anni confeziona una piccola ma intensa storia sull’amore, sulle sue diverse facce, sulla giovinezza, sulla spensieratezza della primavera, sul mondo che sta cambiando, sulla diversità e sulle uguaglianze. Dolan decide subito quale strada percorrerà la sua prolifica filmografia futura. Dolan scrive, produce ed interpreta un originale manifesto sull’amore possibile e su quello impossibile. Ricalca e rinnova le basi del cinema francese di Rohmer e di Truffaut. A Dolan interessa soltanto raccontare l’essenzialità dell’amore, e della vita che di conseguenza viviamo. della centralità del rapporto con l’altro. Delle conseguenze positive e di quelle drammatiche. Un Dolan canadese ma con l’anima di nazionalità francese, o meglio parigina.

Ritmicamente perfetto, questo film ci fa prendere una breve pausa dalle storture e dalle violenze di un mondo sempre più sordo e impermeabile ai richiami di una società sempre più desiderosa di amare e di essere amata.

Minchella boy erased – MALPENSA24