Votanti: 19 per cento. Pessimo segnale, nessuno ne parla

monza galliani elezioni

di Gian Franco Bottini

La scorsa domenica era una buona giornata di un generoso autunno, che invogliava a far due passi fuori casa. Lo era anche a  Monza e dintorni,  dove erano in corso le elezioni suppletive per scegliere il sostituto in Senato della buonanima di Berlusconi, ma a quanto pare di questa cosa il più dei  monzesi non ne erano al corrente oppure le hanno dato talmente poca importanza da non rinunciare nemmeno a una mezz’oretta del loro tempo domenicale  per andare ad esprimere le loro idee.

Sappiamo che l’affluenza alle urne è da alcuni anni in lenta e costante discesa fino a collocarsi, nelle ultime occasioni, all’intorno del 50% ; una percentuale di per sè preoccupante e già oggetto di molte analisi e ricerca di motivazioni. Orbene, a Monza la lenta discesa si è tramutata in un baratro: affluenza al 19% con punte, in alcuni paesi del circondario, addirittura al 10%. Come a dire che ogni 5 elettori monzesi, 4 hanno disertato le urne.

Ha prevalso Adriano Galliani, centrodestra, con poco più del 50% dei voti, come a dire che, data l’affluenza al voto, l’oggi Senatore è stato scelto da 8/9 cittadini ogni 100. Striminzito è dir poco. Una candidatura la sua, come spesso succede nel centrodestra, non certo motivata da trascorsi meriti politici visto che Galliani, già Senatore in passate legislature, non si è fatto certo ricordare per questo suo ruolo; nemmeno da noi bustocchi/varesini che (quanti se ne ricordano?) lo votammo per poi immediatamente vederlo uscire dai radar per i successivi cinque anni.

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Gian Franco Bottini

Sarà stato per la pochezza dei suoi avversari o più probabilmente per i suoi meriti calcistici, Galliani comunque si è legittimamente affermato anche se  ci è sembrato stucchevole il trionfalismo che ne è seguito senza un accenno alla ridottissima platea che l’ha determinato. Non che la loquace Ronzulli (!) dovesse scusarsi di qualcosa ma perché per ogni politico serio un tasso d’ affluenza così risicato avrebbe dovuto dar luogo almeno ad un cenno di vera o finta preoccupazione.

Ma di questo eclatante 19%, relativo ad un caso limitato fin che si vuole ma significativo perché dire Monza vuol dire Milano,  non si è fatta curiosamente menzione in nessuna di quelle trasmissioni dove si fa a gara nell’alzare la voce e  spaccare il capello. Passi per le reti Fininvest  dove parlarne significava sminuire l’importanza di un successo “di famiglia”, ma anche sulle reti Rai il silenzio è stato totale al punto di far pensare che anche in questo caso la “famiglia “ era un’altra, evidentemente più politica, ma le le motivazioni erano le medesime. Alla faccia  dell’informazione pubblica!

A noi questa risicata affluenza al 19%, davvero eclatante, non pare un dato da sottovalutare e comunque (seppur legato ad un singolo episodio) meritevole di qualche approfondimento perché non vorremmo fosse un segnale rappresentativo di stati d’animo trasferibili su scala più ampia.

Quali potrebbero essere le ragioni di questa disaffezione degli amici monzesi? Poca informazione? Risultato scontato? Candidati considerati inadeguati a contrastare Galliani?  Segnale di protesta verso una politica che non sentono più loro? Preoccupazione per una pesante situazione economica lontana dalle aspettative e dalle promesse elettorali? Clima di pesante preoccupazione per quanto sta avvenendo nel mondo? Semplice, ma drammatico, scadimento del senso civico dei cittadini?

Potremmo continuare nelle ipotesi ma già a questo punto confessiamo l’incapacità di darci una risposta circostanziata. L’unica che non ci vorremmo mai dare è che i cittadini abbiano alzato le mani in segno di resa, considerando “un teatrino” quello che dovrebbe essere il momento più alto della democrazia. Il momento elettorale è quello che simbolicamente distingue una democrazia da un sistema autoritario e una disaffezione, quasi uno spregio, a questo momento, proprio mentre si stanno combattendo pericolosissime guerre che hanno alla base proprio la difesa della democrazia, ci fa sinceramente temere che il piccolo episodio monzese non possa essere rappresentativo di un sentore molto più diffuso seppur ancora sottotraccia. Forse esageriamo e francamente lo speriamo..

Di sicuro comunque ci ha colpito che Galliani, nelle sue prime esternazioni dopo la vittoria, abbia saputo motivarla, dopo la dovuta lacrimuccia per l’amico Silvio, con il suo merito di aver portato il Monza Calcio dalla serie C alla A e con la promessa di non voler vendere la società. Parafrasando qualcuno di molto più importante:  “Roma vale un pallone”  e per la gente, ora e sempre, “panem et circenses”.

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