Per ricordare Walt Disney, mago e sognatore

walt disney topolino

di Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, possiamo ricordare insieme un uomo che ha incantato e che ha fatto emozionare e sognare bambini e adulti, uomini e donne di molte generazioni? Si chiama Walter Elias Disney e nasce a Chicago il 5 dicembre 1901. Dopo aver conosciuto Ub Iwerks, un disegnatore di grande abilità che diverrà rapidamente suo sodale, nel 1919 a Kansas City riesce ad organizzare nell’autorimessa di casa (pare che in America i garage vadano molto di moda fra i geni) uno studio per la preparazione dei primi filmati. Sono davvero gli inizi.

Cambia tutto quando Walt raggiunge il fratello Roy a Los Angeles a Hollywood, il tempio della celluloide, dove con molto coraggio il 16 ottobre 1923 fondano la Disney Brothers Cartoon Studios. (ricordo che il numero di agosto di Linus pubblica uno speciale dedicato al centenario della nascita degli Studios).  Qui insieme all’amico Iwerks inizia l’impresa che porterà gloria ed onore al cinema d’animazione. Dopo una partenza incerta, Walt e Ub nel 1927 iniziano a sviluppare un nuovo personaggio, un topino tutto nero chiamato dapprima Mortimer e poi da Walt definitivamente Mickey Mouse che, filmato con l’aiuto del sonoro, suscita un grande interesse presso il pubblico del Colony Theater di New York il 18 novembre 1928. È l’inizio del successo.

Il vero apice dell’arte cinematografica, Disney lo raggiunge con il suo più ambizioso progetto di allora al quale lavora ad oltranza. Il lungometraggio, dai costi proibitivi e dalle enormi difficoltà tecniche, viene proiettato il 21 dicembre 1937 a Los Angeles ed è subito un trionfo. Il pubblico americano e poi quello di tutto il mondo sogna e si commuove affascinato dalla visione del film animato Snow White and the Seven Dwarfs (Biancaneve e i sette nani). Diverrà non solo un capolavoro nella storia dei film d’animazione ma anche un modello artistico che mostrerà la via da seguire. Ed anche l’Europa collaborerà con entusiasmo al successo manifesto in tutti i paesi del mondo.  

Biancaneve rappresenterà di fatto la futura via artistica ed anche produttiva degli Studios: i loro disegnatori, animatori e soggettisti cercheranno nuove storie e nuove tecniche, seguendo quel modello. Un altro elemento da sottolineare: la musica. La musica risulterà fondamentale per il successo dei cartoons di Disney. Walt non era un compositore, non sapeva suonare nessuno strumento eppure nell’immaginario collettivo è riuscito ad unire in un modo straordinario, forte ed elegante le immagini ad un sonoro incantevole. Proprio Biancaneve fu una fonte “inesauribile” di canzoni di successo, un frutto prelibato di un insieme di immagini e suoni. Chi non ricorda il ritornello dei nani “Ehi- Ho!” che vanno “a lavorar”? Nell’archivio Disney possiamo ritrovare pezzi assolutamente originali firmati da autori prestigiosi come Frank Churchill e George Bruns ed altri della musica colta, “classica”, che hanno ricevuto una diffusione inaspettata ed un successo strepitoso presso un pubblico di tutte le età, dalle bambine incantate agli anziani commossi. Molti musicisti non solo di quell’epoca ma anche dei giorni nostri del mondo del jazz, del pop e di altri generi ne hanno tratto esecuzioni intramontabili.

Pinocchio e Fantasia, entrambi del 1940, sono proiettati inizialmente solo in America per via della Seconda guerra mondiale. Poi Dumbo (1941) e Bambi (1942) che ha fatto scorrere fiumi di lacrime. I successi si susseguono con Saludos Amigos (1943) e I tre caballeros (1945). Ed ancora altre grandi visioni, spesso musicali, come Pierino e il Lupo presente in Musica Maestro (1946) o la ballata di Pecos Bill in Lo scrigno delle sette perle (1948).

Nel 1955 viene inaugurato ad Anaheim, vicino a Los Angeles, il primo parco dei divertimenti a tema. Cari amici vicini e lontani, se ancora non avete vissuto qualche ora o qualche tempo in un parco Disney, è giunta l’ora di rimediare. Vi assicuro: è un’esperienza straordinaria, un’immersione nel meraviglioso mondo della magia. In seguito per gli Studios Disney la strada è tutta in discesa. Si ritorna alle grandi favole: Cenerentola (1950), Alice nel paese delle meraviglie(1951) ed ancora Peter Pan (1953) e La bella addormentata nel bosco (1959) con l’incantevole valzer di Ciajkovskij. Seguiranno Lilli e il vagabondo (1961)La spada nella roccia (1963), ed ancora l’affascinante Mary Poppins (1964), che a volte rivedo con enorme piacere e Il libro della giungla (1967) che trasporta sullo schermo il grande romanzo di Rudyard Kipling che celebra l’amicizia di Mowgli con l’orso Balloo e la pantera Baghera con coinvolgenti ritmi musicali e l’incursione dell’orango Re Luigi. Ma, ahimè, anche le belle storie hanno una fine: questo è l’ultimo film supervisionato da Disney che muore il 15 dicembre 1966.

L’impero Disney continua a sfornare ottime produzioni ma la “cancel culture”, questa sorta di ostracismo della nostra cultura, si è già prontamente e stabilmente insediata negli studios americani e vuole riscriverne la storia. Walt Disney ha avuto parecchi detrattori soprattutto per presunte simpatie per le dittature del Novecento, ma il papà di Topolino è certamente da annoverare fra i sostenitori della cultura occidentale, ovviamente anglosassone e protestante. Come riportato dall’ottimo Siniscalchi, basta riascoltare il dialogo fra il mago Merlino e lo scudiero Semola (che poi diverrà Re Artù) per considerare Disney come un poeta (a suo modo) della “classical culture”. Riporto dal dialogo: “La cosa migliore da fare quando si è tristi è imparare qualcosa. È l’unica cosa che non fallisce mai. Puoi essere invecchiato … puoi passare notti insonni ad ascoltare la malattia … puoi perdere il tuo amore … puoi vedere il mondo attorno a te devastato … C’è solo una cosa che tu possa fare per questo: imparare. Impara perché il mondo si muove e cosa lo muove.

Cari amici vicini e lontani, un piccolo condensato di sapienza greca, romana e cristiana poiché veniamo tutti da lì. Ricordiamo dunque questo cantore della vita buona e bella, se lo merita.

walt disney topolino – MALPENSA24