Morte in corsia a Saronno, sfilano altri testimoni. Esclusi Maroni e Fontana

BUSTO ARSIZIO  – Non riferiranno in aula a Busto Arsizio i due presidenti che si sono avvicendati in Regione Lombardia, Roberto Maroni e Attilio Fontana, nella vicenda delle morti sospette in corsia all’ospedale di Saronno. La maxi inchiesta, Angeli e Demoni, condotta dalla Procura bustocca, vede coinvolto in particolare il medico vice primario del pronto soccorso, Leonardo Cazzaniga, accusato di quindici omicidi volontari tra pazienti (12) e ambito famigliare (3).

L’esclusione di Maroni e Fontana

L’esclusione dalla lista dei testi è stata decisa questa mattina in udienza dal presidente della Corte D’Assise di Busto Arsizio, Renata Peragallo. È stata rigettata la richiesta dell’avvocato di parte Civile, Fabio Falcetta, che invece avrebbe voluto che i due presidenti della Regione fossero citati come testi nel processo. Anche la Procura di Busto, rappresentata in aula dal Capo Procuratore Gianluigi Fontana e dalla titolare del fascicolo, Maria Cristina Ria, si era opposta alla proposta della Parte Civile della famiglia di Domenico Brasca, l’ultima presunta vittima di Cazzaniga. “Faccio presente – dice in aula il  Procuratore Capo Fontana – che sono stati già ammessi come testi gli autori della relazione della commissione d’inchiesta regionale. In questo senso, i due testi citati (Maroni, Fontana), sono sovrabbondanti”. L’avvocato Falcetta, invece, avrebbe voluto che riferissero anche Fontana e Maroni: “Volevo fosse chiarito il motivo per cui il dottor Leonardo Cazzaniga potesse continuare a operare nel pronto soccorso visto che non aveva completato la specializzazione in anestesia e rianimazione”. Ma il giudice ha accolto la linea della Procura.

In aula i nipoti di Brasca

In aula hanno riferito anche i nipoti di Domenico Brasca, Michele Preziosa di 19 anni di Rovello e il fratello diciassettenne. I due hanno ricordato il grande legame d’affetto che li legava a nonno Domenico. Un rapporto rafforzato dal fatto che a un certo punto la loro famiglia si è trasferita a casa del nonno, vedovo e malato. “Sapevo che non stava bene – dice il nipote maggiore – ma non conoscevo con esattezza le sue condizioni perché i miei genitori per evitare di farmi preoccupare non mi avevano raccontato tutto”. Un nonno amorevole, molto legato ai suoi nipoti.

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