Salvini chiama Peruzzotti al Viminale e gli affida un ufficio strategico

SOMMA LOMBARDO – La nuova Lega non rinuncia all’esperienza di Luigi Peruzzotti (nella foto a sinistra con Antonio Manganelli, compianto capo della Polizia). Il senatore sommese, a Palazzo Madama dal 1994 al 2006, è stato richiamato al Viminale dall’attuale ministro dell’Interno Matteo Salvini. Si occuperà di “politiche di sviluppo delle condizioni di legalità e sicurezza del territorio”. Si tratta di un incarico ad ampio raggio in cui Peruzzotti potrà mettere a frutto la lunga esperienza acquisita sul campo.

Dai servizi segreti al Viminale

Per Peruzzotti è un ritorno al ministero dell’Interno. Fu Roberto Maroni a chiamarlo per la prima volta nel 2008 nominandolo Consigliere del ministro per le politiche dello sviluppo delle condizioni di legalità e sicurezza del territorio, con particolare riguardo alla prevenzione e al contrasto dei fenomeni di inquinamento delle pubbliche amministrazioni (da senatore, infatti, fu componente della Commissione antimafia, diventando il coordinatore del Comitato sullo studio delle mafie del Nord). Nei cinque anni successivi l’esponente della Lega sommese si specializzò in particolare nella sicurezza all’interno degli stadi (prese parte al Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive) e in attività di consulenza in materia di sicurezza operativa e di tutela della collettività nel quadro dei compiti istituzionali del dipartimento dei vigili del fuoco. Terminata l’esperienza al ministero dell’Interno approdò al Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. E’ l’organo che esercita il controllo parlamentare sull’operato dei servizi segreti.

Meritocrazia e idee chiare

Peruzzotti si dice onorato della chiamata di Salvini, «un ministro che ha le idee molto chiare su cosa bisogna fare. Siamo tutti con lui». In quei corridoi che conosce ormai come le sue tasche, ritroverà anche il tradatese Stefano Candiani e Nicola Molteni nelle vesti di sottosegretari all’Interno, «due persone con cui collaboro da tempo e che stimo molto». Come obiettivo prioritario di mandato, pone la meritocrazia al primo posto: «Quelli bravi devono fare strada. Purtroppo in Italia non è sempre così, e vale in tutti i campi. Al ministero ho conosciuto in questi anni persone che lavorano in silenzio con competenze che all’estero ci invidiano. Devono  essere valorizzati».

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