Gianni Sandre’ dal Bersellini delle categorie minori a Mister 1000 panchine

 

Il Bersellini delle categorie minori vive in Brianza e frequenta gli studi televisivi delle Reti Mediapason. Un viaggio divertente tra mille aneddoti. Mister “1000 panchine” Gianni Sandre’ è la solita polveriera, anche durante l’emergenza del Coronavirus.

Da dove ha inizio la carriera in panchina di mister Sandre’?

Ho iniziato ad allenare a 23 anni dopo che ho dovuto smettere di giocare a calcio per colpa dei problemi che avevo avuto alle ginocchia. Parto dai bambini e poi piano piano comincio ad allenare diverse squadre anche di adulti. La mia ispirazione iniziale di allenatore la ricevo da Bersellini. Un allenatore mite, serio, un uomo che mi piaceva tantissimo, ero innamorato di Bersellini. E poi allenava l’Inter quindi per me era il massimo. Mi piaceva il suo modo di fare, entrava in campo e ballava quando l’Inter segnava. Era veramente un allenatore che mi ha ispirato tantissimo

Il Bersellini delle Categorie minori?

Beh sì dai, all’inizio si può dire che ero un Bersellini delle categorie inferiori. Dopo mi sono modificato. La preparazione fisica me l’ha consigliata il professor Biagi che era un collaboratore di Gigi Radice. Tra i miei giocatori avrò avuto al massimo due strappi. Tutto si basava sul riscaldamento pre allenamento. L’ho sempre seguito. Erano allenamenti durissimi, ma le mie squadre correvano tanto. Ero partito da Lissone e poi Meda

Le migliori cose dove le ha fatte?

A Lipomo dal punto di vista sportivo ho disputato le stagioni migliori, anche se la squadra che in assoluto ho avuto di più nel cuore sono i ragazzi di Cesano Maderno con i quali ho tuttora rapporti di amicizia e di condivisione. Con il Lipomo feci tre stagioni e vinsi due campionati. Li portai dalla Seconda Categoria alla Promozione salvandoci comodamente. Quando mi chiesero di andare in Eccellenza non mi sono sentito pronto perché volevano impostare la squadra sui ragazzini. Opportunità che non è più tornata. Nel 1992 mi dicono che avrei potuto fare il supercorso Coverciano. La mia richiesta era stata accettata dopo due tentativi andati a vuoto. Al terzo tentativo viene autorizzata la mia richiesta. Peccato che 5 giorni prima di questa bella notizia avevo firmato cambiali per diversi milioni perché avevo acquistato la mia prima attività in proprio, la paninoteca e a quel punto ho dovuto rinunciare all’idea di andare a Coverciano e l’ho fatto con una grande dolore piangendo per diverse notti. Il calcio è stato la mia vita fino a pochi anni fa. Andavo a vedere Liedholm, Castagner, tutti. Era la mia vita.

Dopo Bersellini?

Mi ha ispirato tantissimo Bagnoli. Il Bagnoli di Verona, il suo 3-5-2. L’ ho utilizzato per tutta la mia carriera, trasformandolo anche nel 4-3-1-2.

Come il suo amato Conte?

Solo che Conte non è tanto capace di fare il 4-3-1-2

Un allenatore tattico o motivatore?

Nelle mie 1060 panchine ho capito che ciò che conta è l’empatia, il cervello. Se i giocatori credono nelle tue idee correranno e faranno tutto per te. Se invece non crederanno nelle tue idee potrai fare qualunque tipo di sforzo ma non otterrai mai l’obiettivo che ti sei prefissato.

Per caricare la squadra che faceva?

Durante il riscaldamento, li accompagnavo e li motivavo. Camminavo con loro. Li minacciavo dicendo loro che se mi avessero deluso, martedì e giovedì in allenamento gli avrei fatto sputare sangue. Glielo dicevo in modo un po’ colorito. Ma ero anche buono. Dicevo che se avessero vinto con tre gol di scarto avremmo trascorso il martedì sera in pizzeria anziché all’allenamento.

Sandre’ e gli arbitri, non un rapporto sempre cordiale..

Presi 9 giornate di squalifica al termine di una partita nella quale ci assegnarono contro un rigore al novantesimo. Fu una partita assurda con un arbitraggio scandaloso. Una partita che avremmo dovuto vincere 3 a 0 e invece la perdemmo 1 a 0. Aspettai l’arbitro a fine gara e quando mi avvicinai a lui, ero ben consapevole che non gli avrei mai fatto del male, questo mai, ma gli dissi: ti aspetto fuori e ti taglio la gola. L’ arbitro scrisse questa cosa e io presi 9 giornate. Squalifiche ne presi una marea. Una volta dichiarai alla Provincia di Como, dopo una partita, che l’arbitro non ci avrebbe voluto far vincere la partita. Mi chiamarono a Milano per rendere conto di quelle dichiarazioni al giornale. Confermai tutto e presi tre mesi, ma almeno mi tolsi la soddisfazione. Tanto la squalifica me la diedero ad aprile. Ad agosto ero già in panchina.

Conflitti con i dirigenti?

Forse con il presidente Ballabio della Stella Azzurra Arosio. Era il presidente più passionale mai avuto in carriera. Era un padre di famiglia durante la settimana ma la domenica perdeva completamente il senno. Ora non c’è più, ma me lo ricordo come un grande uomo

E con i giocatori?

Una regola molto semplice: chi non aveva comportamenti consoni veniva espulso dalla rosa. Era capitato che un ragazzino avesse risposto male a un capitano: gli dissi vai a casa e non tornare più. Ero amato dai miei giocatori perché ero buono e disponibile, ma intransigente sull’educazione.

Vera la leggenda dellaccendino usato sotto il corpo degli atleti durante le flessioni?

Il busto doveva essere tirato e c’era chi cedeva. Andavo sotto il mento di chi era più arrendevole e gli mettevo sotto l’accendino, se ti abbassi ti scotti. Era un gioco, un divertimento, ma serviva per resistere un po’ di più. Durante gli allenamenti più duri erano autorizzati a insultare il mister. Ma poi la domenica si vinceva.

C’è mai stata l’idea di fare carriera?

Ero convintissimo di arrivare in SerieA. Quando avevo avuto la possibilità di fare il corso ero molto giovane.
Probabilmente era un sogno, ma sapevo che con questa volontà ce la potevo fare. È chiaro poi che quando fai un investimento grosso nel commercio come ho fatto io, allora la strada non poteva essere quella dell’allenatore.

Più interista o più antijuventino

Dalla metà anni Novanta fino al 2006 ero prima di tutto più anti juventino. Adesso sono prima interista perché la Juve adesso sta vincendo con merito. Con Calciopoli è avvenuto ciò che immaginavo da tempo.

Sandre’ e le scommesse

Nel 2003 avevo scommesso con un mio cliente juventino che quando avessero scoperto tutto e la Juve fosse andata in serie B come immaginavo lui non avrebbe più pagato nulla al mio locale. Lui non ci credeva Così è stato: fino a quando ho avuto la paninoteca questo mio cliente non ha più pagato ciò che ordinava. Tutti i giorni gli portavo da mangiare gratis. Andammo sui giornali.

Se lei fosse Zhang, con Conte cosa farebbe?

Da tifoso non lo vorrei più perché juventino, come se i tifosi juventini fossero contenti di essere allenati da Materazzi. Da dirigente invece terrei Conte perché abbiamo iniziato un lavoro con lui. Quest’anno per come era stato presentato lui ha ottenuto non un grande risultato. Con i giusti innesti mi aspetto da lui molto di più il prossimo anno.

Gianni sandre’ Bersellini-MALPENSA24