Marco Magrini, il rock’n’ roll del cinghialone

magrini provincia cinghialone

Più dei candidati presidenti per la Provincia a fare notizia è lui, Marco Magrini da Cassano Valcuvia, sindaco là in mezzo alle valli del Varesotto, consigliere uscente di Villa Recalcati, lesto nel ricollocarsi in vista delle elezioni del 31 ottobre. Negli ultimi quattro anni schierato con la maggioranza di centrosinistra sotto le insegne di Esperienza civica, quindi regista della mancata lista civica che in Provincia avrebbe dovuto posizionarsi a metà tra sinistra e destra; infine, protagonista della improvvisa capriola a favore del centrodestra: ciao ciao agli amici civici e dentro a mollo con Forza Italia, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia. Il trionfo dell’Italia partitica, insomma, con la ciliegina civica di Magrini ad addolcire la torta.
Ed eccolo qui, accanto a Emanuele Antonelli, primo cittadino bustocco e alfiere del centrodestra per le urne di fine mese, a raccontare, spiegare, giustificare. E’bravo Magrini a indorare la pillola. Dice di fastidiose pressioni provenienti da ogni dove per mettere in cascina i suoi consensi personali. Sussurra di velate minacce con matrice a sinistra se non si fosse deciso a restare nei ranghi. Avverte che egli non ha mai inteso tradire le radici civiche e che metterà a frutto le proprie capacità amministrative a favore di Emanuele Antonelli presidente e del territorio, una volta eletto. Antonelli gradisce: “Ho bisogno di uomini di esperienza e di fiducia al mio fianco”.
Di esperienza, Magrini ne ha collezionata a quintali con la sinistra. I maligni sostengono fosse lui a mandare avanti la baracca di Villa Recalcati al posto dei negligenti alleati, in corsa per la riconferma con una lista che, fatto salvo il candidato presidente Stefano Bellaria, sembra cucita insieme per perdere.
Cose ne ha fatte parecchie Magrini: progetti, idee, incontri, confronti, scontri. Una macchina da guerra. Il punto è che in conferenza stampa, oggi 9 ottobre, parla come se avesse già vinto alle urne. In effetti qualche ragione ce l’ha: dopo averlo quasi violentato politicamente, il centrodestra deve garantirgli i voti necessari perché riesca vincitore. Glieli deve Antonelli, che se lo coccola e lo blandisce davanti ai giornalisti; glieli deve Forza Italia che s’è intestata l’operazione di aggancio del leader dei civici; glieli devono i sindaci delle Valli che Magrini ha rappresentato e rappresenterà. Voti pesanti e voti meno pesanti, come stabilisce la Delrio rispetto al sistema penderale alle urne (i consiglieri delle città più importanti portano in dote un bottino numericamente maggiore dei loro colleghi dei centri più piccoli), comunque voti che Magrini dovrà andare a cercare comune per comune, in qualità di civico che ha mollato i civici per continuare a rappresentarli omologato ai partiti. Un doppio salto carpiato, una danza, un rock and roll acrobatico per motivare l’immotivabile. Come il fatto che ci si definisce civici dopo decenni di militanza al soldo delle segreterie tradizionali. Chi vuole credere ci creda.
Qui entra in scena la fiducia a cui accennava Antonelli. Cifra personale e insindacabile, la fiducia. Certo che per uno che condivide con Bettino Craxi l’appellativo di cinghialone (nel suo caso, un soprannome affettuoso per le origine valligiane) diventa un problema assicurare fiducia al ritmo scatenato del rock and roll. E senza far danni.

Magrini provincia cinghialone – MALPENSA24