Alfieri, Bianchi, la politica responsabile, quella che litiga. E Cassano Magnago

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Alessandro Alfieri (Pd) e Matteo Bianchi (Lega)

La notizia che due parlamentari della nostra provincia, Alessandro Alfieri del Partito democratico e Matteo Bianchi della Lega, fanno fronte unico contro i precipizi operativi, economici e occupazionali di Malpensa e per salvaguardare i frontalieri sotto pressione nel dirimpettaio Canton Ticino, è di quelle che un po’ riscattano il sistema politico locale, Alfieri e Bianchi, accasati su sponde partitiche opposte, si affrancano per una volta dagli schematismi e dalle appartenenze per cercare, assieme, di limitare i danni del Covid sul versante sociale. Non ci pare esistano molti precedenti del genere, perlomeno sul nostro territorio. La loro decisione, al di là dei risultati che otterrà, può soltanto far piacere dentro un mondo dove i problemi da affrontare e risolvere sono sempre motivo di scontro e, peggio ancora, pretesti per ottenere visibilità, quindi, consensi elettorali.

Un contesto come l’attuale di tale gravità richiederebbe appunto un minimo di responsabilità nel cercare di superare le divisioni, unire gli sforzi nel tentativo di risolvere l’emergenza Covid.19. Insomma, obiettivo comune al di là degli schieramenti. Purtroppo, Alfieri e Bianchi, che non avrebbero trovato la massima condivisione all’interno dei loro partiti, testimoniano come l’eccezione confermi la regola: la loro ci pare essere un’azione autonoma, diciamo personale. Sì, perché la politica di casa nostra è ben lontana dal prendere esempio dai due parlamentari, uno senatore l’altro deputato. Di deporre le armi, anche se a termine, non se ne parla nemmeno. Le liti e gli sgambetti continuano a caratterizzare il sistema, partendo dai rapporti tra centrodestra e centrosinistra e all’interno delle stesse coalizioni,

La caciara nata in Provincia per attribuirsi i meriti della soluzione del pre-dissesto milionario dell’ente è, a questo proposito, paradigmatico. Non sono soltanto i partiti a mettere cappello sullo sbocco del grave, datato problema, ma anche i singoli e in senso trasversale fanno a gara appuntandosi medaglie che in molti non meritano. Alle viste, è vero, c’è la campagna elettorale, ma nessuno dovrebbe dimenticare quale dramma sanitario e sociale stiamo subendo. Prendiamo Lega e Fratelli d’Italia. Dopo gli esiziali e recenti scazzi elettorali di Luino e Somma Lombardo, c’è tensione a Busto Arsizio e, più sottotraccia, a Gallarate. Soprattutto il centrodestra bustocco è attraversato da una sorta di incomunicabilità tra le segreterie e tra gli esponenti dei due partiti nei luoghi istituzionali e non solo. Dialogo tenuto in piedi obtorto collo, per opportunità, quando, sotto sotto, cova la cenere di un teso confronto pre elettorale che ha come obiettivo la candidatura a sindaco, rivendicato dalla Lega ma pretesa anche dal partito della Meloni. Al punto che gli “scambi di cortesie” in atto finiscano per prevalere su una corale quanto irrinunciabile azione amministrativa dell’ultimo scorcio del mandato.

Politica che, a Cassano Magnago, cerca di nascondere sotto il tappeto la polvere di un’inchiesta giudiziaria che colpisce tra gli altri il sindaco e il suo vice. Nulla di sorprendente in una nazione dove la difesa del posto di potere travalica qualunque discorso etico. Per quanto possiamo saperne, gli amministratori cassanesi indagati sono innocenti fino a prova contraria. Ma proprio per la legittima presunzione d’innocenza sarebbe doveroso che spiegassero ai cittadini quali sono i loro presupposti difensivi, Per dirla in un altro, i diretti interessati, che occupano incarichi istituzionali, avrebbero l’obbligo di fare chiarezza. Magari dimettendosi (“In italia le dimissioni meglio non darle: potrebbero essere accettate” cit. Divo Giulio). Invece, la risposta è arrivata con un’intimidatoria querela ai giornalisti e con una serie di contumelie a chi, sempre i giornalisti, ha soltanto raccontato inoppugnabili fatti. Ce ne faremo tutti una ragione. Sicuri che non sarà la politica politicante a intimidirci. O peggio, a imporci la mordacchia.

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