Ats: «I giovani hanno portato il virus in casa. Controlli sui bus e vicino alle scuole»

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I vertici di Ats Insubria in conferenza stampa

VARESE – «Non vorrei più vedere le nostre piazza piene di ragazzi senza distanziamento sociale e senza dpi come a settembre. O assembramenti fuori dalla scuole. I numeri dicono che sono stati i ragazzi a portare il virus dentro le famiglie, ovvero dove è più difficile rispettare distanze e metodi di protezione. Se vogliamo evitare la terza ondata è necessario il sacrificio di tutti». Dopo settimane non sono i dati dei contagi, in picchiata, a tenere banco durante la conferenza stampa di Ats Insubria, ma i timori di un ritorno pesante dei contagi. Soprattutto in vista della riapertura delle scuole.

Dove corre il virus

A lanciare l’allarme è stato il direttore sanitario Giuseppe Catanoso: «Teniamo alta l’attenzione. Il contagio avviene in spazi comuni e in aree dove sostano molte persone. Ma nella maggior parte dei casi si registra tra le mura domestiche dove si abbassano le misure indispensabili per il contenimento del virus». E ancora: «In questi giorni vedo bus troppo affollati e abbiamo molte segnalazioni di assembramenti fuori dalle scuole. Non nelle classi, perché lì, grazie alla collaborazione di tutte le scuole le cose hanno funzionato. Lo confermano i numeri che abbiamo raccolto con i test fatti in questa seconda ondata. Il pericolo di contagio è altrove. Nelle famiglie, dove è davvero più difficile intervenire».

I timori di Ats e la terza ondata

Timori che oggi ci sono e che vengono proiettati a quanto accadrà il prossimo 7 gennaio quando riapriranno le scuole superiori: «E’ fondamentale evitare gli assembramenti sui mezzi pubblici, ma anche fuori dalle scuole. Come Ats chiederemo anche al prefetto di mettere in campo più controlli dove possibile. La terza ondata si potrà contenere con il rispetto delle regole e con il sistema di tracciamento che abbiamo di settimana in settimana affinato fino ad arrivare al 94% di Contact tracing».

Tracciamento del virus sempre più puntuale

Sapere dove “si trova” il virus è un’arma a disposizione per cercare di limitare il Covid. Tanto che il tracciamento, avviato da Ats Insubria in maniera organica dall’inizio dell’estate si è di settimana in settimana evoluto fino ad arrivare a essere sempre più informatizzato. A spiegare cosa è stato ulteriormente messo a punto nel sistema di Contact tracing è stata Elena Tettamanzi, direttore dell’Accreditamento e controllo Sociosanitario di Ats: «La prima considerazione è che il numero dei positivi della seconda ondata è stato nettamente più alto rispetto alla prima. Sul tracciamento, in estate siamo riusciti a garantirlo manualmente. Con l’incremento di ottobre, poi abbiamo messo a punto un sistema informatizzato, che per via dei numeri troppo elevati aveva ancora qualche limite. Anche se abbiamo dedicato 140 operatori, arrivando fino a 160 nei giorni di picco. Ora, oltre all’avviso di quarantena, via sms vengono raggiunti anche i contatti del caso e l’invito a sottoporsi al tampone. Il sistema lo stiamo testando proprio in questi giorni, nei quali i numeri sono scesi, in vista del mese di gennaio qualora la situazione dovesse peggiorare».

Questo perché il Contact tracing è uno dei valori di riferimento per determinare il colore delle Zone, ma anche (al momento) uno strumento di contenimento del virus. Tracciare significa giocare d’anticipo sul Covid sull’esplosione di possibili focolai.

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