Bianchi (Lega): «O uniti o si candida Paperino. Antonelli faccia giudizio»

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Da destra in alto: Andrea Pellicini, Raffaele Cattaneo, Giacomo Caliendo e Matteo Bianchi

VARESE – «O il centrodestra va unito oppure si perde ovunque e a quel punto si potrebbe candidare anche Paperino». Quello di Matteo Bianchi, segretario provinciale della Lega non è un aut – aut, «ci mancherebbe, non ne abbiamo bisogno» e nemmeno una dichiarazione da ultima spiaggia. «E’ la realtà – precisa il segretario del Carroccio – divisi si perde». Quindi, «bisogna lavorare per rafforzare la coalizione. I partiti, ma soprattutto i sindaci uscenti, perché di candidati che corrono per far perdere qualcuno, non ne abbiamo bisogno».

E’ un Matteo Bianchi che non si sottrae dall’affrontare la situazione che vede in questo momento un centrodestra fibrillare, borbottare, sussultare. In poche parole una coalizione non esattamente tranquilla. Ed esposta, inevitabilmente, anche a quanto sta accadendo a Roma.

Bianchi, pur non essendoci ancora la data delle elezioni, emerge che il centrodestra varesino si stia preparando all’appuntamento facendo un passo avanti e due indietro. E’ sicuro che l’alleanza tenga?
«Sono sicuro, e con me anche gli altri segretari provinciali di coalizione, che divisi perdiamo ovunque. Quindi o si va uniti, oppure si può candidare anche Paperino. E in politica chi vince può governare e fare le cose, chi perde rimane relegato cinque anni a fare opposizione. Credo che nessuno voglia questo».

Certo nessuno vuole perdere. Ma Forza Italia, e Raffaele Cattaneo è d’accordo, vuole un sindaco tra Varese, Busto e Gallarate. Dove pare sia già tutto deciso. Quindi? 
«Forza Italia dal suo punto di vista ha ragione. Quello posto è un problema politico che esiste ed è sul tavolo provinciale».

Ammettere la legittimità delle richieste dei berluscones però non basta agli azzurri che vorranno una risposta concreta al loro ragionamento politico, non crede?
«E quindi cosa facciamo? Mettiamo da parte i sindaci uscenti e con loro quell’importante patrimonio di voti, che si aggira attorno al 15%? Questo sarebbe un problema di tutta la coalizione».

Quali altre strade ci sono? 
«I sindaci uscenti devono entrare sempre più nell’ottica che non sono calati dall’alto, che si sono messi a disposizione della coalizione e che devono seguire le indicazioni politiche che arrivano dal provinciale. Ovvero devono dialogare, allargare la squadra anche a quei gruppi civici vicino all’area moderata e a coloro che si sono sentiti messi ai margini. In due parole devono trovare la sintesi».

Sembra il “Manuale del candidato perfetto”. L’avete recapitato anche ad Emanuele Antonelli, il quale invece vive quasi con fastidio il dialogo politico, soprattutto con chi (non pochi) non la pensano esattamente come lui? 
«Con Andrea Pellicini (coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia ndr) ho parlato e gli ho fatto presente che attorno al sindaco di Busto esistono una serie di sensibilità. Ora aspettiamo che Antonelli si sieda al tavolo politico, dove dovranno esserci anche i civici di area moderata, per dirci con chi vuole ricandidarsi e per capire se la sua riconferma incontra tutte le sensibilità del centrodestra».

Che fuori dall’ecumenica dichiarazione significa che il primo cittadino di Busto deve porre fine al diktat del “o con me o contro me”?
«Antonelli ha il suo carattere, come tutti noi del resto. Personalmente però mi aspetto un approccio propositivo, perché non ci interessano candidati che corrono per far perdere qualcuno. Detto questo il sindaco di Busto faccia ciò che si fa in politica, ovvero valuti gli elementi di attrito, ma anche le soluzioni affinché si possano superare».

Compreso la richiesta di avere il candidato a Palazzo Gilardoni delle Lega di Busto?
«A Busto e non solo, siamo il primo partito e da questa posizione rivendicare uno spazio credo sia più che legittimo. Speroni (segretario cittadino ndr) sa benissimo che bisogna trovare un punto di equilibrio».

Intanto Salvini ha di fatto confermato Cassani. Quindi, come dice Gerry Scotti: “Gallarate l’accendiamo”? 
«Per noi la candidatura di Andrea Cassani è imprescindibile. Detto questo il discorso di allargare la coalizione vale a Busto, ma anche a Gallarate».

Dove però, anche lì, incrociate le ambizioni di Forza Italia. E dove c’è un certo Nicola Mucci. Sembra quasi un tetris. 
«Bisogna capire se l’ambizione di Mucci è propositiva o divisiva. Io auspico che l’ex sindaco sia un valore aggiunto per aggregare, non per spaccare. Anche perché sarebbe impensabile derubricare un sindaco uscente per le, pur legittime, ambizioni di una parte politica».

Risaliamo la provincia fino a Varese: il ritorno di Maroni in consiglio ha portato serenità, visto che nella Città giardino la quadra era già stata trovata. Timori e apprensioni sono scacciati definitivamente? 
«Direi che a Varese ci auguriamo di partire al più presto con la campagna elettorale in presenza. Anche per smascherare la comunicazione pomposa del sindaco Davide Galimberti, che ha presentato un Recovery plan per la città prima ancora di sapere come si muoverà il governo su questa importante partita nazionale».

Roma appunto dove la Lega sta cambiando passo. Questo influirà anche sul territorio? 
«A Roma si sta aprendo una stagione interessante dopo le nefandezze del governo giallorosso. E dove la Lega, primo partito in Italia, non può esimersi dal dimostrare di essere una forza politica responsabile. Tanto più che Mario Draghi, a differenza di Mario Monti, ha mostrato un approccio diverso e sicuramente positivo».

E con Fratelli d’Italia, divisi a Roma e uniti qui sul territorio che succede?
«Torniamo a quanto detto all’inizio. Ovvero tutti dobbiamo lavorare per tenere la coalizione unita. E quindi anche Fratelli d’Italia, che dovrà continuare ad avere un atteggiamento responsabile in certe realtà».

Vedasi Busto, insomma? 
«Si. E’ la speranza è questa».

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