Centrodestra all’attacco. Ma sul Carroccio di Castellanza tira aria di resa dei conti

CASTELLANZA – Se il buongiorno si vede dal mattino, quello della politica castellanzese non sarà un buon giorno. Perché il secondo mandato di Mirella Cerini inizia proprio nel punto in cui era finito il primo: ovvero dai veleni. Con il primo comunicato stampa, di fuoco, del centrodestra.

Ma è innegabile che il largo successo di Partecipiamo aprirà nel centrodestra, ma soprattutto nella Lega locale, un dibattito. Confronto che, giocoforza, partirà dai risultati delle urne per arrivare (forse) a ridisegnare strategie politiche. E, probabilmente, l’organigramma del Carroccio nel momento in cui i congressi di partito annunciati verranno convocati.

Poiché, se da un lato le schermaglie tra le opposte fazioni (maggioranza e opposizione) annunciano altri cinque anni di rovente battaglia; dall’altro, dentro i partiti che hanno sostenuto Angelo Soragni, non mancherà il dibattito sull’impostazione politica che, alla luce dei risultati, ha mancato di essere efficace.

Caput(o) mundi del centrodestra

E, al di là della percentuale di coalizione, ovvero il 35 e rotti per cento, dentro al centrodestra c’è già chi ragiona sul distacco inflitto da Mirella Cerini. Ovvero tra Partecipiamo e la lista di centrodestra ci sono oltre 23 punti percentuali di distacco e oltre 1.200 voti di differenza. Non solo. Ma il più votato nella lista Soragni è stato Mino Caputo, un “corpo estraneo” alle logiche della coalizione, un battitore libero che si è aggregato in corsa per sostenere Angelo Soragni. E che ha incassato 188 voti di preferenza e il lasciapassare in consiglio tra i banchi di opposizione. Insieme a Paolo Colombo (119 voti), Raffaella Radaelli (115 voti), Giovanni Manelli (105 voti). Uomini e donne che hanno una targa politica: Colombo e Radaelli  Forza Italia e Manelli Fratelli d’Italia.

La solitudine del leghista

In consiglio, a tenere la bandiera della Lega ci sarà solo Angelo Soragni. O, qualora il candidato sindaco (come qualcuno vocifera) deciderà di fare un passo indietro, Matteo Mazzucco. Ma il punto non è su chi “sventolerà” la bandiera leghista nell’assise civica di Palazzo Brambilla, bensì sull’unica presenza. Già, perché non si può nascondere che le attese padano-salviniane in quel di Castellanza erano ben più sostanziose. E il risultato di aver portato a casa un unico consigliere è buono solo per aprire un dibattito dentro al partito e rispetto alla sua guida politica. Insomma sul Carroccio tira aria di resa dei conti. Un vento che non è ancora bufera e che al momento è coperto dalle dichiarazioni di guerra nei confronti della Cerini.

Il nemico immaginario

Siamo purtroppo costretti a rispondere all’ennesima dichiarazione fuori luogo di Mirella Cerini – si legge nella nota firmata dalla coalizione di Angelo Soragni – “Abbiamo sconfitto odio e cattiverie di chi si è unito solo per mandarmi a casa … come hanno dichiarato più volte i partiti del centrodestra”, ha dichiarato alla stampa dopo aver appreso di aver vinto. “Dovrebbero vergognarsi” ha aggiunto. In realtà dovrebbe essere lei a “vergognarsi”.

Nelle parole del sindaco c’è una totale mistificazione dei fatti, ma raccontare cose lontane dalla verità sta diventando un’abitudine per lei. Cerini si sta confondendo: il centrodestra non ha mai, in nessuna occasione e su nessun mezzo di comunicazione utilizzato espressioni anche lontanamente riconducibili alle frasi pronunciate dalla sindaca. Piuttosto affermazioni denigranti e offensive nei confronti degli avversari sono state dette da lei stessa e dalla sua squadra.

Siamo obbligati a ricordare ai castellanzesi che già all’apertura della campagna elettorale, all’inizio di settembre, proprio Cerini si era lanciata in accuse gratuite e totalmente false verso le sue controparti politiche denunciando atti vandalici contro di lei e un “clima elettorale rovente”. I fatti avevano poi dimostrato che la politica non c’entrava nulla, ma dalla sindaca neppure una parola di scuse. Il suo tentativo di far crescere la tensione fomentando “odio e cattiveria” è stato evidente per tutta la campagna. Nonostante le continue provocazioni lanciate anche sui social, spesso ricorrendo a personaggi piuttosto improbabili, il Centrodestra non ha mai risposto.

Ora è preoccupante che, dopo aver vinto, Cerini sia ancora alla ricerca di un nemico immaginario.