VISTO&RIVISTO Luci e ombre della polizia di Los Angeles

minchella los angeles

di Andrea Minchella

VISTO

CITY OF LIES – L’ora della verità di Brad Furman (City of Lies, Stati Uniti, Regno Uniti 2018, 112 min).

Il rap è una cosa seria. Tupac e Notorious B.I.G. lo sapevano bene, tanto da girare con un’arma sempre con sé, il primo, e con una scorta quasi presidenziale, il secondo. Ma oltre la massiccia e barocca simbologia legate alle gang, attorno a questi due artisti c’era una vera e propria atmosfera da guerriglia urbana, con risse e scontri che spesso infuocavano feste, parties e concerti, alimentando la storica rivalità, in teoria solo musicale, tra la “west” e la “east” coast americane.

L’industria musicale dai primi anni novanta aveva cominciato a fare miliardi di dollari grazie a questo genere che affondava le sue radici nel disagio e nelle difficoltà di convivenza che la razza nera aveva sempre avuto e che negli anni novanta stava vivendo in maniera pericolosamente accentuata. L’ascesa rapida e vertiginosa di alcuni artisti si era trascinata con sé inevitabilmente gruppi di persone che provenivano dalla strada, e che nei momenti di difficoltà non escludevano la possibilità di ricorrere alla violenza.

Gli omicidi di Tupac e Notorious B.I.G. avvengono nel pieno del boom discografico del rap, e rimangono tutt’oggi avvolti nel mistero, privi di nomi certi sia dei mandanti, sia degli esecutori. Il film di Furman, basato sul romanzo di Randall Sullivan, ripercorre le indagini che il detective Poole del Dipartimento di Los Angeles svolge dopo i due omicidi, tra omertà, poliziotti corrotti, e verbali secretati. Ciò che emerge sin da subito è il gigantesco cono d’ombra che investe molti poliziotti di Los Angeles. Tanti di loro, assoldati dalle gang, si occupavano, nel migliore dei casi, di svolgere servizi di sicurezza per artisti e locali, nel peggiore dei casi, invece, si trasformavano in veri e propri criminali, ricorrendo spesso all’uso della violenza per scopi personali e per arricchirsi smisuratamente.

Il film appare confuso, un po’ perché probabilmente vuole sottolineare come le strade per risolvere i casi furono tante e spesso confuse: teorie mediatiche e piste più strutturate si incrociavano, rendendo il lavoro dei detective quasi inutile e avvilente, un po’ perché la struttura filmica è troppo fragile e frastagliata, e non viene aiutata dai due attori, Depp e Whitaker, che né lasciano il segno, né forniscono una vincente personalizzazione dell’intera vicenda.

Certamente questa è una storia interessante e complessa, che richiede un’operazione più articolata e meglio esplicativa che possa trasmettere una più chiara chiave di lettura allo spettatore.

 

RIVISTO

L.A. CONFIDENTIAL – di Curtis Hanson (Stati Uniti 1997, 132 min).

Un bel film su una brutta vicenda americana degli anni cinquanta. Anche qui il Distretto di Polizia di Los Angeles annovera tra i suoi componenti una serie di personaggi corrotti e squallidi che sembra operino in una vera e propria banda di criminali: chi per vendetta, chi per soldi, chi per razzismo, ogni poliziotto corrotto ha una prerogativa e opera come se il vero obiettivo fosse reprimere il crimine sbagliato a qualsiasi costo.

Il film, ben fatto anche grazie ad un ritmo incalzante e ben equilibrato, vede giganti della recitazione fianco a fianco: un lanciato Russell Crowe, un giovane Kevin Spacey, la veterana Kim Basinger e il talentuoso Guy Pearce inscenano un interessante quanto agghiacciante spaccato della Los Angeles degli anni cinquanta in cui, appunto, criminali e poliziotti spesso si confondono tra le luci e le ombre della florida e luccicante industria cinematografica di Hollywood.

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