Una beffa a Putin con la Costituzione russa

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Dietro a Putin c'è la guerra santa del patriarca Kirill

di Luigi Patrini

La Chiesa invita a pregare per la pace. Il Papa è sempre più esplicito: da un lato è fermo nel riconoscere che nella guerra in corso in Ucraina c’è un “aggredito” ed un “aggressore” e che l’azione militare dell’Ucraina è legittima, perché ciascuno gode del diritto alla legittima difesa, e questo vale anche per i rapporti tra gli Stati; d’altra parte una guerra cruenta, piena di atrocità come la cronaca quotidiana documenta, non può durare all’infinito: occorre che i contendenti, chi li sostiene, ma anche tutti quelli che capiscono i rischi di “girarsi dall’altra parte”, che potrebbero portare ad un conflitto sempre più ampio; occorre, dunque, che tutti questi, sentano il dovere imprescindibile di arrivare ad una tregua e poi ad una pace con tutti i modi consentiti dalla diplomazia. Per questo il Papa, rivolgendosi direttamente ai presidenti Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, ribadendo il “sacrosanto valore della sovranità” e dell’integrità territoriale di ogni Paese”, ha voluto richiamare tutti alla responsabilità di far prevalere l’interesse comune di tutta l’umanità sugli interessi particolari delle grandi potenze. L’appello lanciato da Francesco all’Angelus di domenica scorsa ci ha ricordato i toni forti di Giovanni XXIII ai tempi della crisi cubana del 1962, crisi per risolvere la quale ebbe un ruolo importante la mediazione dello stesso Pontefice, come documenta l’“attento osservatore” che fu Giulio Andreotti nel suo memorabile “Ad ogni morte di Papa” pubblicato qualche anno dopo.

Quella grave crisi segnò l’avvio di un clima più disteso nelle relazioni internazionali, favorito anche dall’enciclica “Pacem in terris”, che Giovanni XXIII pubblicò poche settimane prima di morire.

Anche la Chiesa cattolica russa ha ora lanciato un coraggioso appello alla pace, condiviso da molti sacerdoti e laici ortodossi che non si riconoscono nella sudditanza che il Patriarca ortodosso Kirill mostra nei confronti di Putin. L’appello è stato firmato da Mons. Paolo Pezzi, Arcivescovo metropolita della Madre di Dio a Mosca, a nome della Conferenza episcopale dei vescovi cattolici in Russia. Mons Pezzi è un italiano, membro della Fraternità Sacerdotale San Carlo; nel documento i Vescovi cattolici russi richiamano esplicitamente le parole dette da Francesco nel recente viaggio in Kazachstan: “Non abituiamoci alla guerra, non rassegniamoci alla sua ineluttabilità. Andiamo in aiuto di chi soffre e insistiamo perché si provi davvero a raggiungere la pace. L’unica via d’uscita è la pace, e l’unica strada per raggiungerla è il dialogo”.

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Luigi Patrini

Il documento, molto coraggioso, riconosce che “La mobilitazione parziale proclamata in Russia ha posto molti nostri fedeli davanti a una scelta morale molto seria. Sappiamo che in determinate circostanze le autorità statali non solo hanno il diritto, ma devono anche usare le armi ed esigere dai cittadini l’adempimento dei doveri necessari per la difesa della patria; e che coloro che compiono rettamente il servizio militare per la patria servono il bene comune. Tutto questo è vero se le azioni militari sono finalizzate a una più rapida conclusione del conflitto e ad evitare il moltiplicarsi delle vittime”. C’è dunque un “ma”, un “ma” piuttosto audace, che non deve proprio essere piaciuta a Putin: “La questione se sia ammissibile partecipare alle azioni di guerra è una questione che riguarda la coscienza personale, che è il santuario più segreto e sacro dell’uomo, nel quale egli è solo con Dio, e al cui giusto giudizio è sempre tenuto a obbedire”. Parole, queste dei Vescovi russi, che riecheggiano quelle di San Pietro davanti al Sinedrio: bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini! (At 5, 29).

Prima dell’invito finale al digiuno e alla preghiera “per una pace giusta e sicura”, dopo aver ricordato alle autorità dello Stato che il cittadino che non vuole usare le armi deve, però, servire la Patria in altro modo, Mons. Pezzi ricorda che questo diritto è garantito dalla stessa Costituzione russa del 1993 che, all’art. 59, paragrafo 3 recita testualmente: “Il cittadino della Federazione Russa, nel caso in cui le sue convinzioni o la sua fede religiosa siano contrarie all’adempimento del servizio militare, ed anche in altri casi stabiliti dalla Legge federale, ha diritto di sostituirlo con un servizio civile alternativo”.

Che beffa! Un Romagnolo (Paolo Pezzi è nato nel Ravennate, in un Comune che – quasi una profezia! – si chiama Russi) che ricorda a Putin e a Kirill la Costituzione in vigore nel loro Paese.

Sapremo noi ricordare che la nostra Costituzione ripudia la guerra? Sapremo partecipare alle manifestazioni che gruppi e movimenti della società civile stanno preparando per costringere le Diplomazie a fare il loro dovere? Sapranno i partiti mettersi da parte e non far diventare “banale e stolto pacifismo” l’amore per la pace che alberga nei cuori di tutti gli uomini seri e di tutte le donne serie di questo mondo? Sapranno fare un passo indietro, o vorranno evitare che i 5Stelle pensino di essere gli unici amanti della pace? Di “politici” che strizzano l’occhio a Putin con compiacimento, che lo elogiano come un grande statista, ne abbiamo visto tanti, di destra e di sinistra.

Speriamo che loro e i loro partiti si mordano la lingua. Almeno questa volta. La pace è una questione seria, che sta a cuore a tutti. Una volta tanto, anche i partiti politici italiani, stiano in pace. Lascino che la società civile possa manifestare al 100% e capiscano che essi, a malapena rappresentano il 64% scarso degli Italiani! Parlino solo quelli che sono “contro la pace”, se vogliono. Per quelli che sono davvero amanti della pace, valga il principio del “silenzio assenso”.

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