È proprio vero che più le cose sono clamorose, meno te ne accorgi a prima vista.
Prendiamo la nostra Gallarate.
Sento parecchie lamentele. La città è ferma e sempre uguale a sé stessa, se non sempre un poco peggio. In urbanistica ci sono piani attuativi immoti nel tempo ed abbondantemente scaduti; non si muove – scontato gioco di parole – la mobilità sostenibile; una revisione organica della fruizione dei parcheggi ad uso pubblico è di là da venire; la sanità è in stato vegetativo…
E dire che non sono tempi politicamente morti, anzi. In Regione è stato rinnovato il Presidente (in effetti succeduto a sé stesso) e sono cambiati Giunta a Consiglio; in Provincia è cambiato il Presidente e sono cambiate di mano le deleghe provinciali, ed anche a Gallarate sono cambiati Consiglio, Presidente e Giunta.
E nel concentrarmi su questo immobile agitarsi, su questo frenetico star fermi, ho avuto una sensazione di assenza, come se qualcosa di abituale, una presenza scontata, fosse venuta a mancare, determinando uno stato di indefinita privazione.
Mi sono venute alla mente le Consulte rionali, sbandierate come la prova inoppugnabile di quanto la nostra amministrazione tenga a partecipazione democratica e volontà popolare.
I componenti delle consulte, in origine, li eleggevano i cittadini residenti. In seguito, i componenti sono stati votati, ma sarebbe più appropriato nominati, dai Consiglieri Comunali (25 consiglieri che eleggono 25 componenti di Consulta: quando si dice la democrazia e la partecipazione di massa!).
Questa ultima incarnazione delle consulte, pur decisamente grama dal punto di vista partecipativo, nel corso dell’attuale consiliatura non è mai stata convocata, e le proposte di modifica giacciono nei meandri normativi comunali: triste è l’inverno della democrazia gallaratese!
E mentre riflettevo su questo progressivo impoverimento democratico, ho compreso qual era l’elemento mancante: il Consiglio Comunale!
I gallaratesi non se ne saranno neanche accorti, ma sono tre mesi che non ne viene convocato uno.
L’ultimo si è tenuto poco prima del solstizio d’Inverno; adesso abbiamo superato l’equinozio di Primavera e non se ne scorgono all’orizzonte.
E contemporaneamente ho avuto l’intuizione che uno svolgimento così articolato, così subdolo, così pericoloso perché inavvertito, non può nascere dal caso ma origina dalla volontà e dall’opera di Qualcuno.
Perfino questa cornice astronomica non è casuale, e dimostra che il Nostro non ha lasciato niente al caso, ed ha badato anche ai collaterali cabalistici.
È inquietante. Chi sarà? Quale Maschera avrà scelto per confondersi nel teatrino cui i cittadini distrattamente assistono? Si sarà celato in un Padreterno malmostoso e cipiglioso, o una scartina di seconda fila confusa sullo sfondo? E dove vuole arrivare? Si fermerà a Gallarate, o è questa la prova generale di un disegno più (ma quanto più? Aiuto!) ambizioso?
Una ragnatela morbida ma tenacissima ci avvolge, e Lui, il Ragno, ne siede al centro, immobile, ignoto, e trama.
A Gallarate, dove sempre ce n’è una, ma dove niente cambia mai sul serio, la vita continua.
Però, chissà da quanto, e chissà verso cosa, lassù, Qualcuno ci cura…
Carmelo Lauricella
(consigliere comunale Partito democratico Gallarate)