Il cast di “Mare fuori” conquista il Baff: «Un messaggio di speranza e redenzione»

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Lucrezia Guidone, Clara Soccini, Vincenzo Ferrera e Domenico Cuomo

BUSTO ARSIZIO – «Il fenomeno “Mare fuori” è nato grazie alla sua capacità di divertire e nel contempo raccontare cose reali: ha raccontato tanto dell’Italia». Così ieri, domenica 16 aprile, Steve Della Casa, direttore artistico del Baff, ha introdotto all’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni l’incontro di Lucrezia Guidone, Clara Soccini, Vincenzo Ferrera e Domenico Cuomo con gli studenti. Come hanno poi ricordato gli attori protagonisti della popolare serie tv, a favorire il successo del progetto è stato anche il messaggio di speranza e redenzione che ha saputo comunicare.

Gli attori di “Mare fuori” con Steve Della Casa

Le riprese del matrimonio di Carmine e Nina

Ferrera, che interpreta l’educatore Beppe Romano, ha tracciato un parallelo con il film “Mery per sempre”, uscito nel 1989: «Lo vidi a diciassette anni. Restammo sconvolti, ci fece rendere conto della vita dei ragazzi nel carcere minorile. Ci spiazzò facendoci scoprire il disagio giovanile, mostrando a noi – che eravamo dei privilegiati – una realtà del genere peggiore: ebbe un grande successo per questo». “Mare fuori” lascia anche spazio alla speranza: «Ho amato moltissimo “Gomorra”, una serie che è stata sommersa dalle critiche per il rischio di emulazione che portava con sè, peraltro già visto anche per “Il capo dei capi”. Quando però abbiamo iniziato le riprese della nostra seconda stagione, mentre giravamo la scena del matrimonio di Carmine e Nina si sono radunate all’esterno della chiesa circa trecento-quattrocento persone, che hanno intonato il coro “Chiattillo uno di noi”: si sono schierati dalla parte del più debole».

Regalare un attimo di pace in una vita di guerra

«Tutti questi vissuti, questi sentimenti sono stati raccontati più da dentro, umanizzandoli», ha sottolineato Guidone, madrina del Baff che interpreta Sofia Durante. «Il male non è stato presentato come “Il Male”, ma in tutte le sue sfumature, comprese le possibilità di redenzione». Da una maggiore considerazione è giunta anche una maggiore responsabilità: «Abbiamo imparato a dosarci, discutendo a fondo le scene per evitare che passi qualcosa che non è il nostro messaggio», ha spiegato Cuomo. «Un giorno, a Napoli, passavo da via Toledo per fare delle analisi. A un certo punto una signora mi guarda e inizia a urlare: «Bell’e mammà, figlio mio», mi abbraccia e piange. Poi mi dice che suo figlio era come il mio personaggio di Cardiotrap; finito in carcere, non ce l’aveva fatta. Per un attimo ho quindi rappresentato per lei, una madre con gli occhi a pezzi, una cosa così importante, forse non ci sono neanche parole per descrivere. Questo è un lavoro magico: io, essere umano, ho potuto regalare, a un altro essere umano, un attimo di pace in una vita di guerra come è quella di una madre che perso il figlio. È il meglio che possa capitare».

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Gli attori di “Mare fuori” con gli studenti dell’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni

Incontri nelle comunità minorili e un tour nelle scuole

Anche per Soccini, che sullo schermo veste i panni di Crazy J, ha richiamato l’attenzione su quanto la musica – cantante originaria di Varese, ha firmato la canzone “Origami all’alba” – o una serie tv possano avere importanza per ragazzi che hanno avuto meno fortuna di loro: «Sto partecipando a molti incontri nelle comunità minorili, un tema che mi sta molto a cuore, e una delle cose che mi sento chiedere più spesso dai loro ospiti è proprio la possibilità di avere un futuro. Sarebbe super-interessante anche un eventuale tour del cast nelle scuole: “Mare fuori” offre tantissimi spunti per le domande di adolescenti e preadolescenti, che possono spaziare dalla criminalità all’amore». «Non possiamo fare sbagli – ha osservato Ferrera – il messaggio che portiamo è di grande responsabilità nei confronti dei ragazzi, ne siamo coscienti e abbiamo un po’ di paura. A causa del mio personaggio sono stato invitato ovunque e gran parte dei messaggi che ricevo mi dicono: «Ho deciso di intraprendere gli studi da educatore per merito tuo».

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