VISTO & RIVISTO Un thriller angosciante che si perde troppo presto

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di Andrea Minchella

VISTO

SERENITY – L’Isola dell’Inganno-, di Steven Knight (Serenity, Stati Uniti 2019, 106 min.).

Non tutte le ciambelle escono con il buco. E Steven Knight, di solito, non sbaglia un colpo. Questa pellicola, invece, che il cineasta inglese scrive e dirige, sembra soffrire in maniera evidente di una carenza ritmica e sostanziale che trasformano un intrigato e sottile” thriller”, almeno nel progetto iniziale, in un racconto spesso noioso e troppo artificioso.

Partendo dall’ancestrale tema dell’importanza della figura del padre nella vita di un giovane uomo, Knight decide di sviluppare una storia intricata e ombrosa attorno alla figura di un granitico e poco espressivo Mattew McConaughey che, ultimamente, sembra trovare difficoltà nel reperire una buona sceneggiatura che possa mettere in luce una qualità attoriale certamente di altissimo livello. Durante tutto il film, però, il premio Oscar sembra recitare in uno spot, in cui la maglietta bagnata e le grida di sfogo sembrano essere le uniche due peculiarità che il navigato regista britannico decide di cucirgli addosso. Quello che sembra un ennesimo thriller che nasconde doppi giochi e manovre oscure, si trasforma troppo velocemente in un” fanta-thriller” che non riesce, purtroppo, a reggere il ritmo di film di questo genere meglio realizzati e con una sceneggiatura meglio scritta. Qui infatti la sceneggiatura, incredibilmente, risulta essere poco efficace e spesso appiattita. Strano che Knight, che ha scritto sceneggiature per film intensi e articolati come “La Promessa dell’Assassino”, “Allied” o “Millenium”, non sia riuscito per questo suo progetto a realizzare una sceneggiatura che fosse in grado di sopportare una realizzazione cinematografica che si sarebbe rivelata troppo articolata e complessa. Già regista e sceneggiatore per l’innovativo e paranoico “Locke”, ed inventore del famoso “Chi Vuol Essere Milionario”, Knight chiama tre attori che in questo momento sono in vetta alle classifiche degli artisti più richiesti, ma non riesce a partorire un progetto che sia all’altezza di un cast di questo livello: anche Anne Hathaway fatica a dare forma al suo personaggio. Solo Jason Clarke riesce con sprezzante abilità a regalarci un carattere degno di una produzione del genere.

Restiamo in attesa, dunque, che una buona sceneggiatura possa catturare un Mattew McConaughey da troppo tempo costretto a partecipare a produzioni che, da solo, non riesce ad elevare a film di qualità.

 

RIVISTO

CONTACT, di Robert Zemeckis (Stati Uniti 1997, 150 min.).

Forse uno dei meno riusciti film di Zemeckis. Ma certamente con una potenza poetica che lo rende, comunque, un formidabile racconto dell’atavica contraddizione tra Fede e Scienza.

Il film vede protagonista Ellie, una carismatica Jodie Foster, che, dopo la prematura scomparsa del padre, si appassiona allo studio delle frequenze radio. Questa passione la porterà fin dentro un ambizioso progetto degli Stati Uniti nel cercare un contatto con forme di vita “extra-terrestri”. E così, dopo anni di studi e preparazione, verrà messa in funzione una specie di gigante catapulta che possa spedire in altre dimensioni una capsula contenente un essere umano. A questa missione riuscirà a partecipare la stessa Ellie che, seppur priva di Fede, aspetto caro alla nazione che finanzia il progetto, risponde a tutte le necessarie qualità per una missione di così ampia difficoltà. Ellie arriverà a destinazione ed incontrerà le forme di vita che stava cercando: un alieno con le sembianze del padre morto le rivelerà segreti e notizie che metteranno in discussione anni di ricerche scientifiche. Di quest’incontro, purtroppo, non rimarrà traccia poiché l’apparecchiatura che avrebbe dovuto registrarne la veridicità si danneggia. Resterà sempre il dubbio che quest’incontro sia avvenuto realmente, ma nel profondo dell’anima di Ellie qualcosa è cambiato, e la Fede che aveva perso diversi anni prima sembra, in una forma nuova, poter finalmente insinuarsi nell’anima dolce di una bambina che troppo presto aveva dovuto fare i conti con una terribile e prematura solitudine.

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