GALLARATE – «Ci servono soltanto acqua, che adesso prendiamo al cimitero o dalle fontane, e corrente (in funzione nel campo ci sono attualmente dei generatori) pagando ovviamente. Vogliamo pagare quello che è giusto ma vogliamo vivere secondo la nostra cultura». Pino Saccone, portavoce della comunità Sinti di Gallarate spiega il perché della decisione di tornare a occupare il terreno di via Lazzaretto, poco distante da quello dal quale il 30 novembre scorso furono sgomberati. «La vita dei Sinti è questa, all’aria aperta – spiega Saccone – Abbiamo sempre chiesto soltanto un’area dove vivere insieme come comunità». Una questione culturale.
Potrebbe scattare la segnalazione al tribunale dei minori
L’occupazione però è abusiva e a breve, polizia di Stato e polizia locale hanno già controllato il campo, potrebbero arrivare le denunce. In via Lazzaretto sono tornate in tutto tre famiglie, una quindicina di persone circa, due roulotte, un camper e una piccola casa mobile. Qui sono tornati a vivere anche dei minori. E non è escluso che l’ente comunale possa rivolgersi ai preposti organi giudiziari. «Quando ci hanno sbattuto in mezzo a una strada a dicembre e abbiamo dovuto dormire in macchina per tre notti, però, il tribunale dei Minori non è stato interessato dal Comune della situazione – dice Saccone – I nostri bambini sono puliti, sani e vanno regolarmente a scuola. Non abbiamo mai dato fastidio a nessuno, prima dello sgombero a Gallarate nessuno si era mai lamentato». Il Comune ha assegnato in via emergenziale degli alloggi popolari alle famiglie, tra le quali proprio quella di Saccone. «Ci era stato detto che non avrebbero rinnovato il permesso di abitare negli alloggi – dice Saccone – E abbiamo dovuto sostenere i costi di bollette esorbitanti. Corriamo il rischio di ritrovarci ancora in mezzo alla strada, a dormire in macchina, d’inverno magari visto che la stagione sta arrivando. Di qui questa volta non ce ne andiamo nemmeno se mandano i carri armati».