Processo Cazzaniga, l’accusa: “La commissione d’inchiesta nascose la verità”

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BUSTO ARSIZIO – E’ proseguita oggi, lunedì 25 novembre, la requisitoria fiume della Procura di Busto Arsizio riguardo l’inchiesta “Angeli e Demoni”. Sul banco degli imputati in tribunale a Busto Arsizio ci sono oltre a Leonardo Cazzaniga, ex vice primario del pronto soccorso di Saronno che sta rispondendo di omicidio volontario, anche i medici che componevano la commissione dell’azienda ospedaliera incaricati di accertare la verità dei fatti e ora accusati di favoreggiamento e omissione di denuncia (Roberto Cosentina che costituì la commissione nella quale erano presenti Paolo Valentini,  Nicola Scoppetta, Maria Luisa Pennuto). Di omessa denuncia, invece, sta rispondendo l’oncologo Giuseppe Di Lucca.

“Tutti colpevoli”

Il focus della Procura si è concentrato proprio sui dirigenti medici coinvolti nella commissione che avrebbe dovuto valutare il comportamento medico-etico di Cazzaniga. Per la Procura sono tutti colpevoli: “La loro difesa – ha detto il pm Maria Cristina Ria – è stata che anche ammettendo che si trattasse di omicidi nessuno aveva la competenza di capire che si trattava di omicidi o di eutanasia. Per la tesi difensiva non c’è il dolo, gli imputati non hanno visto, hanno espresso un giudizio di liceità. Dicono di non aver fatto denuncia perché non competenti in materia. La tesi dell’incompetenza non regge. Abbiamo Scoppetta, Cosentina, Pennuto, che hanno detto che non avevano capito nulla. Noi siamo convinti della cosa contraria. Avevano di fronte verbali che indicavano la pratica dell’eutanasia. Avevano capito ma hanno omesso consapevolmente”.

La pm Ria ha messo in evidenza le presunte responsabilità dei medici: “Sono tutti medici, soggetti scelti per la loro competenza clinica e medico legale. È poco credibile che questi dirigenti siano incorsi in questi errori. Vengono scelti dei medici proprio per la loro competenza. A prescindere dalla loro specializzazione, avevano tutti gli strumenti per valutare la non liceità dei comportamenti di Cazzaniga. Si parla di farmaci che nelle linee generali rientrano nel normale patrimonio conoscitivo di ogni medico. I medici hanno compreso perfettamente che avevano davanti delle eutanasie. La funzione della commissione non era quella di accertare la liceità dei comportamenti di Cazzaniga ma di limitare le segnalazioni degli infermieri nel perimetro dell’ospedale ed evitare uno scandalo che sarebbe poi esploso con l’arresto di Cazzaniga. Per il favoreggiamento il reato si è tradotto nella volontà di dissuadere gli infermieri a sporgere denuncia”.

“A nostro avviso – ha aggiunto il capo della Procura, Gianluigi Fontana – alla luce di tutti gli elementi raccolti riteniamo che tutti i medici della commissione siano colpevoli sia in ordine alla omessa denuncia che al favoreggiamento”.

L’avvocato di Pennuto: “Solo congetture”

Sulla vicenda è intervenuto l’avvocato Cesare Cicorella, difensore della dottoressa Maria Luisa Pennuto: “Ritengo – dice l’avvocato del Foro di Busto Arsizio – del tutto prive di fondamento le tesi esposte dal Pm in merito alla rilevanza dell’intercettazione esperita sull’utenza della dottoressa Pennuto. Si è per converso trattato dello sfogo – drammatico – dopo avere subito un interrogatorio senza la presenza del difensore nonostante la dottoressa fosse già al centro di un’indagine. Centrali a mio avviso, al fine di comprendere l’innocenza della dottoressa, sono altre emergenze. Una per tutte: la email che contiene, in un momento in cui nessuno poteva anche solo immaginare ciò che sarebbe avvenuto, l’espressione della verità semplice ed assoluta: la dottoressa non aveva le conoscenze tecniche e specialistiche che le potessero consentire di fornire una risposta ai quesiti sottoposti alla commissione. Lo ha riferito da subito spiegando come si fosse riferito a chi le possedeva. È ciò che hanno certificato i periti. Il resto? Congetture”.

E’ stato inoltre trattato dalla Procura anche il caso di Massimo Guerra, il marito della Taroni: “È emerso un rapporto in profonda crisi già a partire dalla nascita del primo figlio. Nei colloqui intercettati è descritto dalla Taroni come un uomo violento, provinciale, depravato per alcune pratiche sessuali estreme. Un uomo definito dalla mentalità contadina, ristretta, soffocante. Lo dice anche in una telefonata alla baby Sitter. Cazzaniga sapeva delle pretese sessuali avanzate dal Guerra. Confidò di aver messo i farmaci in bevande e cibi del marito, farmaci messi nel caffè e nel pesto. Disse che servivano per diminuire la libido”. Quei farmaci però portarono a una prima grave crisi cardiaca nel 2011. L’uomo morì il 30 giugno del 2013 a 46 anni. Le richieste di condanna per gli imputati probabilmente venerdì prossimo.

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