Varese, Busto, Gallarate: un sindaco a me, uno a te

sindaci busto gallarate varese

Manca un anno e mezzo o giù di lì alle elezioni amministrative delle principali città del Varesotto, il capoluogo, Busto Arsizio e Gallarate. Ma alla luce delle annunciate aspettative e dei fermenti politici che già si registrano è come se mancasse una manciata di giorni. Proviamo a sintetizzare. La Lega, come noto, punta tutto sulla riconquista di Palazzo Estense, luogo simbolo della sua storia e non solo. Obiettivo più volte sottolineato anche in momenti ufficiali, come se il ritorno di un suo sindaco a Varese, perso clamorosamente per strada alle ultime amministrative, fosse la partita della vita. Apriamo una parentesi per ricordare che, a conti fatti, al Carroccio è andata tutto sommato bene: nel 2016 il candidato a primo cittadino del capoluogo era Paolo Orrigoni, ora agli arresti domiciliari per una vicenda di presunte tangenti all’interno dell’inchiesta Mensa dei poveri. Figurarsi le conseguenze se fosse diventato sindaco.

Chiusa parentesi. Per riavere Varese, la Lega ha bisogno di sostegni dall’esterno. Per questo si dice sia disposta a cedere bellamente Busto Arsizio a un esponente di un partito alleato nel centrodestra. E a chi se non a Fratelli d’Italia, oggi sulla cresta dell’onda in luogo della boccheggiante Forza Italia? Fratelli d’Italia che a Busto amoreggia più o meno sottobanco con l’attuale sindaco, Emanuele Antonelli, che, seppure non l’abbia ancora dichiarato e in passato si sia espresso per un solo mandato (“Non mi ricandiderò una seconda volta”), pare non perdere occasione per dimostrarsi già in campagna elettorale. Attenzione, Antonelli ha radici politiche a destra, contiguo da sempre al partito di Giorgia Meloni, afferma di essere diventato un civico, ma a beneficio dei gonzi.

A suo favore si sono sinora espressi anche i vertici provinciali della Lega, in difformità dalla maggioranza degli esponenti leghisti locali che, sino a prova contraria, subiscono la personalità incombente e sotto certi aspetti opprimente di Antonelli. Per dirla in chiaro, i leghisti bustocchi, perlomeno una consistente percentuale che non fa più capo alla sola Paola Reguzzoni, considerata la pasionaria della sezione, sono pronti a buttare alle ortiche il sindaco. Ma non possono farlo: hanno il veto dei loro capi. Perché? Per mantenere lo status quo in vista della riconquista di Varese? Può essere, altrimenti non si capirebbe come mai dall’alto si mortifichino le volontà della locale sezione, obbligata ad abbozzare anche di fronte alle gentilezze (eufemismo) del sindaco nei confronti di esponenti salviniani. E qui l’anedottica riserva una serie di episodi che riempirebbero un volume, tutti, se confermati, a testimonianza di come il primo cittadino, secondo i suoi detrattori, per occupare l’intera scena boicotterebbe e prenderebbe a pesci in faccia i suoi sostenitori in consiglio comunale, cioè i leghisti.

Nella geografia politica provinciale non va dimenticata Gallarate, oggi nelle mani della Lega e di un sindaco su cui pende una mozione di sfiducia. Attorno alla quale si scatenano mille congetture, quanto destinata nelle previsioni a essere respinta per un solo voto. Gallarate falcidiata nella componente berlusconiana dalla magistratura (Mensa dei poveri) e oggi considerata negli ambienti politici una città fonte di problemi. Benché risolvibili alle urne: Lega e centrodestra, fatta salva la posizione scomodissima e per certi aspetti ingombrante dei superstiti di Forza Italia, sempre favoriti nella conta dei voti. Nonostante tutto. Ma di questo si parlerà a tempo debito, fuori dal mercanteggio politico dei posti a sindaco. Perlomeno finché non scoppierà il bubbone di Busto Arsizio e tutto tornerà in discussione.

sindaci busto gallarate varese – MALPENSAS24