Accordo fiscale frontalieri, istituzioni a confronto a Varese. «Intesa dal basso»

VARESE – Le prospettive per i frontalieri, che giornalmente varcano il confine per recarsi al lavoro in Canton Ticino, ma anche per i comuni della fascia di confine, attraverso lo strumento dei ristorni. Il nuovo accordo fiscale tra Italia e Svizzera, per il quale è in corso l’iter parlamentare di ratifica, è stato al centro di un workshop organizzato da Acif (Associazione Comuni Italiani di Frontiera) in collaborazione con il Comune di Varese, che si è svolto oggi, sabato 26 marzo, a Ville Ponti. «Un accordo che funziona perché nato dal basso», ha detto il presidente della Regione Attilio Fontana.

Il capitolo ristorni

La mattinata di confronto si è aperta con il saluto del vicesindaco di Varese Ivana Perusin e gli interventi dei rappresentanti di Uil e Cisl che hanno trattato gli aspetti fiscali. Quindi spazio al tema dei ristorni, affrontato dal presidente di Acif, nonché sindaco di Lavena Ponte Tresa, Massimo Mastromarino. Il primo cittadino ha ricordato l’accordo del 1974, che fu la risposta alle problematiche dei comuni di confine che vedevano aumentare il numero dei residenti, che lavoravano però oltreconfine senza portare ricchezza sul territorio. Venne così introdotto il sistema della compensazione finanziaria, che ora viene potenziato dal nuovo accordo. «Abbiamo avuto rassicurazioni che i ristorni continueranno ad esserci in misura ingente e questo è importante», ha detto Mastromarino. Quindi ha ribadito le richieste dei comuni, già presentate in audizione al Senato. «Riteniamo che i comuni di frontiera debbano avere un ruolo predominante nella redistribuzione delle risorse. E chiediamo che si riveda la soglia del 4%».

Approvazione entro l’estate

Il senatore del Pd Alessandro Alfieri, che sta seguendo in prima persona il percorso in Senato per la ratifica dell’accordo, ha raccontato le difficoltà incontrate lungo il cammino. «Ho fatto letteralmente a testate con i ministeri per far capire le peculiarità dei territori di confine – ha detto – l’accordo del ’74 aveva bisogno di un tagliando per aggiornare lo strumento alla fase nuova. L’impegno che ci siamo presi è non un euro in più di tasse per i lavoratori attuali, e gli stessi soldi ai comuni di frontiera». Alfieri ha sottolineato l’importanza dell’introduzione di un fondo per le infrastrutture per lo sviluppo socioeconomico dei comuni di confine. Risorse che andranno a province, enti montani e comuni della fascia di confine, per un totale di 230 milioni di euro a disposizione. «Un vero esperimento di federalismo fiscale», ha detto Alfieri, ricordando poi le tempistiche dell’iter. Entro Pasqua si chiuderanno i lavori in commissione, a fine aprile sarà approvato in Senato e si andrà alla Camera entro l’estate in modo tale che il nuovo accordo possa entrare in vigore dal primo gennaio 2023.

Accordo dal basso

Anche la Regione Lombardia è stata coinvolta nel percorso che ha portato al nuovo accordo, come ha ricordato il governatore Attilio Fontana. «È un tema che conosco bene – ha esordito – feci la mia tesina di laurea proprio sull’accordo del ’74». Fontana ha ricordato il tentativo di accordo del 2015, poi fallito. «Era un accordo brutto e fatto dall’alto – ha detto – quest’accordo invece è nato dal basso grazie ai comuni del territorio, ai sindacati e alla Regione. Si risolve così un problema che risaleva alla notte dei tempi: era da più di 20 anni che era in fase di riesame». Fontana ha ricordato il lavoro svolto fin dal suo insediamento a Palazzo Lombardia nel 2018. «Con il presidente Zeli del Canton Ticino iniziammo un dialogo per trovare una soluzione e così avvenne, attraverso tavoli di consultazione e tanti incontri. Alla fine trovammo una lettera di intenti e da quella base che conteneva i principi cardine della gradualità e del doppio binario tra chi era già frontaliere e chi doveva diventarlo siamo arrivati all’accordo in fase di approvazione».

Sviluppo per il territorio

Spazio quindi alle voci dei comuni, con gli interventi del sindaco di Verbania Silvia Marchionini, che ha parlato di mobilità transfrontaliera, e del vicesindaco di Como Adriano Caldara, sui progetti di sviluppo economico e sociale nei territori di confine. Davide Galimberti, sindaco di Varese, è stato invece uno dei protagonisti della tavola rotonda seguente, che ha coinvolto anche il delegato per le relazioni esterne del Canton Ticino Francesco Quattrini, il responsabile nazionale frontalieri Cgil Giuseppe Augurusa e il consigliere provinciale Mattia Premazzi, che ha ricordato la recente mobilitazione bipartisan dei sindaci del territorio in merito alla questione della soglia del 4%. Tema ribadito dallo stesso Galimberti, che ha riflettuto sull’ampliamento della fascia dei comuni di frontiera. «Allargare i confini vuol dire allargare un sistema transfrontaliero che può essere ancora pia forte e competitivo. Quest’area oggi arriva fino all’aeroporto di Malpensa». Infine uno sguardo alle possibilità per il territorio. «Questo è nei fatti un accordo fiscale ma nelle prospettive può essere un accordo di sviluppo con cui avviare un protagonismo diverso di quest’area geografica, che vuole rafforzare il proprio posizionamento». Per il Comune di Varese l’abbassamento della soglia del 4% si tradurrebbe in circa 3 milioni e mezzo di euro in più.