Accordo frontalieri, imprese e sindacati approvano. «Ma vigileremo sui fondi»

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VARESE – Dopo l’approvazione al Senato dell’accordo Italia-Svizzera sui frontalieri e i commenti da parte della politica non si fanno attendere anche le reazioni di parti sociali e imprese. Soddisfazione viene espressa sia dai sindacati che da Confartigianato Imprese Varese.

Le novità dell’accordo

L’accordo contro le doppie imposizioni abbandona per i nuovi frontalieri il sistema della tassazione esclusiva in Svizzera in luogo di una tassazione concorrente e, grazie al primo accordo sindacale tra Mef, organizzazioni sindacali ed Associazione dei Comuni di frontiera, sottoscritto nel dicembre 2020, il cosiddetto memorandum d’intesa, riportato integralmente nel disegno di legge, introduce una serie di elementi perequativi volti a ridurre l’inevitabile distanza determinata dal trattato internazionale nel passaggio dalla vecchia alla nuova tassazione secondo il modello Ocse, a partire dall’incremento del credito d’imposta (franchigia) a 10mila euro (in luogo dei 7500 precedenti), la deducibilità dei contributi obbligatori per il prepensionamento, la non imponibilità degli assegni familiari, le nuove modalità di calcolo della Naspi. Per le comunità locali la garanzia del mantenimento delle risorse, dopo il superamento del sistema dei ristorni, attraverso l’istituzione di un apposito fondo con dotazione pari a 89 milioni, unitamente alla creazione di un ulteriore fondo specifico per i progetti infrastrutturali e socio-economici, per oltre 220 milioni di euro destinati alle aree di frontiera a regime.

Il commento di Cgil, Cisl e Uil 

Le organizzazioni sindacali esprimono soddisfazione per l’istituzione del tavolo interministeriale tra MEF, MILAV, MAECI e parti sociali, per la definizione, tra l’altro, di uno Statuto del lavoro frontaliero che dia finalmente veste giuridica agli oltre 110.000 lavoratori italiani e stranieri che lavorano in Italia come personale transfrontaliero. Resta il rammarico per il mancato completamento di una norma che risolvesse in via definitiva la questione del telelavoro ben oltre il termine del 30 giugno, per la quale le organizzazioni sindacali chiedono che si avvii al più presto un confronto con la Confederazione Elvetica utile ad individuare una soluzione strutturale per gli oltre 15.000 lavoratori frontalieri che, anche spinti dalla lunga fase pandemica, hanno modificato strutturalmente le proprie modalità di lavoro.

Accordo spartiacque

Confartigianato parla invece di «uno spartiacque tra un prima – la solitudine delle imprese di fronte alla fuga dei propri occupati verso il Canton Ticino – e un dopo, ovvero il supporto economico a queste stesse aziende per ritoccare gli stipendi al rialzo e ridurre la forbice che li separa da quelli che gli italiani percepiscono oltrefrontiera». Parole del direttore generale di Confartigianato Imprese Varese Mauro Colombo, che accoglie con soddisfazione lo sblocco della norma (mancano solo la ratifica del presidente Mattarella e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale) che va a ridefinire il vecchio accordo del 1974 e introduce all’articolo 11 la novità più attesa dalle aziende dell’Alto Verbano, ovvero il vincolo che una parte dei fondi riscossi dalla tassazione dei frontalieri che inizieranno a lavorare in Svizzera a partire dal primo gennaio 2024 venga destinato alla «istituzione, alimentazione e riparto» di un «fondo per lo sviluppo economico, il potenziamento delle infrastrutture e il sostegno dei salari nelle zone di confine italo-elvetiche».

Il premio di frontiera

«Il premio di frontiera – scandisce Colombo – è una progettualità maturata in seno al Mef, grazie all’intervento diretto del ministro Giancarlo Giorgetti, su sollecitazione dei parlamentari del territorio». Si tratta di una iniziativa che trova concretezza dopo anni di sollecitazioni in tal senso da parte di Confartigianato Imprese Varese insieme a un gruppo di imprenditori del comparto e portata avanti nella scorsa legislatura dall’ex deputato leghista Matteo Bianchi. «Oggi dobbiamo dire grazie al ministro ma anche ai nostri parlamentari che non hanno permesso che il progetto “Aree di Confine” finisse in qualche meandro parlamentare: mi riferisco in particolare a Stefano Candiani della Lega, ad Andrea Pellicini di Fratelli d’Italia e ad Alessandro Alfieri del Pd». Una convergenza di intenti che ha permesso al governo di prendere atto, «finalmente» rimarca Colombo, di quanto complesso sia il quadro economico e occupazionale nelle aree di confine del Varesotto e di quanto alto sia ancora oggi il rischio di desertificazione produttiva.«Anche per questo dovremo vigilare tutti affinché l’utilizzo delle risorse sia effettivamente messo a disposizione delle imprese e dei lavoratori: l’auspicio è che le scelte rientrino in un percorso di negoziazione che coinvolga la Regione, le amministrazioni locali e possibilmente le associazioni di categoria oltre al territorio nella sua globalità».