Frontalieri, l’accordo fiscale Italia-Svizzera è storia: via libera definitivo dal Senato

La dogana di Ponte Tresa, attraversata ogni giorno da migliaia di frontalieri

ROMA – Era l’ultimo passaggio mancante di un iter durato anni: con l’approvazione avvenuta questa mattina, mercoledì 31 maggio, a Palazzo Madama, il nuovo accordo fiscale tra Italia e Svizzera è realtà. L’ok definitivo al testo che cambierà le regole per i frontalieri è giunto dal Senato con 120 voti favorevoli. Una novità storica per i territori di confine.

Svolta storica

Dopo il voto della Camera il Senato ha definitivamente approvato la legge di ratifica ed esecuzione dell’accordo tra la Repubblica Italiana e la Confederazione Elvetica relativo all’imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri, in sostituzione del precedente accordo del 1974, fino ad oggi vigente. L’entrata in vigore dei nuovi meccanismi di tassazione è prevista per l’1 gennaio 2024. Chi è già frontaliere invece manterrà le condizioni attuali. Il disegno di legge ufficializza inoltre l’uscita della Svizzera dalla black list italiana e ripristina il telelavoro per i frontalieri fino al 30 giugno, in attesa di una nuova intesa definitiva tra i due paesi sul tema. In merito all’approvazione dell’accordo esprimono soddisfazione in modo bipartisan i parlamentari varesini.

Il commento del senatore Pd Alessandro Alfieri

È un grande risultato, che ci rende particolarmente soddisfatti. Un lavoro importante, che si chiude dopo due anni e mezzo, fatto con gli amministratori locali e tante realtà territoriali a partire dalle forze sociali. Il provvedimento riconosce per la prima volta una specificità fiscale delle fasce di confine entro i venti chilometri. Quindi si tratta di una conquista, anche perchè abbiamo mantenuto gli impegni principali: mantenere inalterate le risorse destinate ai comuni della fascia di confine e allo stesso tempo tutelare i lavoratori frontalieri che hanno progettato la loro vita in base all’attuale livello di tassazione. Ma la vera innovazione è che costruiamo il primo esperimento di federalismo fiscale destinando l’extragettito dei nuovi lavoratori frontalieri a progetti infrastrutturali e socio economici dei territori di confine. Ora chiediamo l’impegno del governo a chiudere velocemente con la controparte elvetica una intesa definitiva sullo smart-working per evitare che i lavoratori frontalieri paghino più tasse. L’obiettivo che si vuol raggiungere è tutelare coloro che lo utilizzano fino al 40 per cento delle ore settimanali. Quindi bene l’emendamento approvato alla Camera che copre i lavoratori fino al 30 Giugno, ma c’è bisogno che il governo mantenga gli impegni. Siamo preoccupati che il ministro Giorgetti sia in ritardo rispetto alla parte elvetica. Ora dobbiamo dare un orizzonte certo e di serenità a quelle famiglie che rischiano di avere minori introiti ogni mese in busta paga. Ora serve un ultimo sforzo per chiudere questo percorso proficuo iniziato sotto la spinta del partito democratico e che oggi portiamo finalmente a compimento.

La soddisfazione di Andrea Pellicini

«Oggi con l’approvazione definitiva da parte del Senato, l’accordo fiscale tra Italia e Svizzera è legge – ha commentato con soddisfazione il deputato luinese di Fratelli d’Italia Andrea Pellicini – Nel percorso parlamentare è stato fatto un importante lavoro con l’introduzione dell’assegno di frontalierato destinato a coloro che rimarranno a lavorare presso le imprese site in Italia nei territori di confine. Per la prima volta, una legge dello Stato affronta le peculiarità di aree, come quelle del nord della provincia di Varese, di Como e di Sondrio, al fine di affrontare il problema della desertificazione produttiva. Inoltre la legge introduce la possibilità per i frontalieri di lavorare da remoto fino al 40% dell’orario contrattuale. Viene così data una risposta importante alle esigenze di migliaia di persone in tema di qualità della vita. Va infine riconosciuto il merito al presidente dell’associazione Comuni di Frontiera Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa, di aver ottenuto significativi vantaggi in termini di risorse che continueranno ad essere garantite ai Comuni della fascia di confine».

Stefano Candiani sottolinea l’assegno di frontiera

Stefano Candiani della Lega rimarca in particolare (nel video sotto) l’importanza dell’introduzione del fondo per gli assegni integrativi per i lavoratori italiani di confine. «L’assegno di frontiera andrà a ridurre il gap che c’è oggi tra gli stipendi pagati in Italia e quelli pagati in Svizzera, con un vantaggio a favore dei comuni italiani di confine. Questa specialità economica dei territori di frontiera viene riconosciuta ed economicamente sostenuta». Quindi parla di «un percorso lungo su cui abbiamo lavorato con soddisfazione anche con altre forze politiche trovando un’omogeneità di vedute a sostegno del territorio».

Il ruolo dei comuni di frontiera

Tra le prime reazioni all’approvazione definitiva quella dell’Associazione dei Comuni Italiani di Frontiera (Acif), presieduta dal sindaco di Lavena Ponte Tresa Massimo Mastromarino, che ricorda le osservazioni avanzate nell’audizione in Senato dell’8 marzo 2022 e attraverso diverse interlocuzioni con i parlamentari di Camera e Senato. Proposte che sono state recepite nel testo di legge, tra cui il mantenimento in via strutturale ai comuni di frontiera di risorse finanziarie e il finanziamento di progetti di sviluppo economico e sociale nei comuni di confine, a valere sulle eventuali maggiori entrate derivanti dall’applicazione dell’accordo, e il potenziamento delle infrastrutture nelle zone di confine da utilizzare con il coinvolgimento dei comuni dell’area di frontiera o per la creazione di un “assegno di frontiera” a sostegno dei salari dei lavoratori impiegati nella fascia di confine italiana.

Reazioni da oltreconfine

«E luce verde fu dopo oltre otto anni di trattative – è il commento che giunge dal sindacato ticinese Ocst – un fatto che, comunque la si voglia pensare, avrà un impatto enorme sul mercato del lavoro del Canton Ticino, da sempre definito da un vitale afflusso della manodopera estera italiana. Nel ddl sono state accolte diverse nostre richieste che permetteranno anche ai “nuovi frontalieri” di accedere ad un meccanismo di fiscalità agevolato e che creeranno al contempo delle nuove prestazioni di natura previdenziale. Le trattative sono finite, i processi legislativi pure. Ora inizia però il tempo delle domande, dei dubbi, dei timori, delle speranze».