Morti sul lavoro, sindacati ancora in piazza a Varese. «Strage da fermare»

morti sul lavoro

VARESE – «Una strage che va fermata». È l’appello che i sindacati hanno lanciato questa mattina, martedì 11 maggio, davanti alla Prefettura di Varese, in occasione del secondo presidio organizzato in una settimana, in seguito alle due morti sul lavoro che si sono susseguite nell’arco di pochi giorni in provincia. Gli episodi di Busto Arsizio e Tradate hanno riacceso i riflettori sul problema della sicurezza nelle fabbriche. Oltre al presidio si è svolto uno sciopero generale di 4 ore, che ha registrato un’alta adesione sul territorio.

L’impegno attuale non basta

I segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil sono stati ricevuti dal vicario prefettizio Fabio De Fanti, a cui hanno ribadito l’eccezionalità della situazione. «A lui abbiamo detto che questa strage va fermata – commenta Stefania Filetti, segretario della Cgil di Varese – e lo diciamo da una provincia industrializzata, dove le attività di prevenzione non sono a zero. Facciamo parte di commissioni, ragioniamo e lavoriamo insieme all’Ispettorato e alle imprese ma è evidente a tutti che questo non basta. Non è sufficiente se ancora si muore in provincia di Varese». Filetti ha commentato anche il dato nazionale degli infortuni mortali sul lavoro nel 2020, che rispecchia un aumento di 181 vittime rispetto all’anno precedente. «Vuol dire che si è lavorato di meno ma si è lavorato peggio. Se le aziende riprendono a pieno regime bisogna farlo in assoluta sicurezza».

Personale ispettivo da aumentare

E all’orizzonte c’è il Recovery Plan, che porterà anche sul territorio varesino importanti risorse per nuovi cantieri. «Quando arriveranno i progetti del Pnrr cosa ci dobbiamo aspettare se non ci sarà un aumento negli investimenti concreti? – si chiede Filetti – deve aumentare il personale presso l’Ispettorato e lo Psal, che a causa del turnover bloccato è diminuito in maniera esponenziale. Sono sotto organico da anni e non riescono a fare sopralluoghi e ispezioni, che sono fondamentali».

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Il lavoro non deve essere un rischio

Il segretario della Cisl dei Laghi Daniele Magon ha sottolineato l’importanza di cominciare a lavorare con un’attenzione diversa. «Il lavoro non può essere un rischio, un elemento che porta alla morte delle persone. È importante che sulla sicurezza si investa sempre, che la cultura della sicurezza entri nella testa delle persone. La sicurezza non vuol dire rallentare il lavoro, vuol dire lavorare con la giusta attenzione e con il giusto valore alla vita. Due infortuni mortali in questa provincia in 4 giorni sono una tragedia immane».

Regione Lombardia faccia la sua parte

Sul tema è intervenuto anche il consigliere regionale PD Samuele Astuti. «Quest mattina- ha affermato- a Varese si è tenuto un presidio davanti alla prefettura di Cgil, Cisl e Uil in cui è stato chiesto, tra gli altri anche a Regione Lombardia, di assumersi la responsabilità di agire nell’immediato, con massicci investimenti in prevenzione e con un azioni dirette a contrastare la terribile piaga delle morti  bianche  tornate ad occupare le prime pagine dei media dopo gli strazianti incidenti che hanno strappato la vita a Luana D’Orazio, ventiduenne di Prato, e  a poche ore di distanza  in provincia di Varese a  Christian Martinelli, 49enne, e Marco Oldrati, 52enne e in provincia di Bergamo  a  Maurizio Gritti, di 46 anni».

Garantiamo il diritto alla vita

«Noi vogliamo combattere questa battaglia con i rappresentanti dei lavoratori. Di fronte a tali tragedie- continua Astuti- che lasciano sgomenti e arrabbiati  in nome dell’istituzione che siamo chiamati a rappresentare, non possiamo limitarci al cordoglio. Le morti sul lavoro sono un’emergenza nazionale e noi, qui in Lombardia, abbiamo il triste primato di regione con più incidenti mortali. Solo nel 2021 sono  stati 27, mentre le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale in Italia nel primo trimestre del 2021 sono state 185. Numeri drammatici per i quali  oggi abbiamo chiesto, anche con la presentazione di una mozione, poi approvata, di combattere questa battaglia e collaborare per lo sviluppo di una nuova cultura del lavoro, basata sulla tutela della salute e su frequenti controlli. Come Regione Lombardia dobbiamo far sì che venga garantito a tutti i lombardi il ‘diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona’, così  come sancito dalla  Costituzione».

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