Ancora errori dal Comune di Busto sulle ciclabili. Le modifiche penalizzano i ciclisti

legambiente busto ciclabile alfieri

Perseverare negli errori. Appare sulla stampa locale di questi giorni un articolo che contiene quasi tutto quello che non avremmo voluto leggere. La scelta sbagliata di riproporre la ciclopedonale sui marciapiedi di viale Alfieri e viale Pirandello. Una scelta che scontenterà tutti, ciclisti e pedoni. Una scelta che denuncia una scarsa volontà di portare avanti un progetto per la formazione di una rete ciclabile cittadina, che colleghi tutti i punti strategici della città ed alleggerisca il traffico automobilistico in maniera decisa. Con beneficio per tutti. Ciclisti ed automobilisti.

L’ipotesi di far correre per alcuni tratti le biciclette lungo la strada è un aggravamento della scelta operata in generale in quanto obbligherà ancora una volta ad una tripla commistione disorientando, una volta di più, chi sceglie di spostarsi in città in bicicletta, obbligandolo a percorsi tortuosi a discapito della rapidità e della sicurezza. Quindi il ciclista si troverà a dover scendere dal marciapiede per andare in strada (per quanto immaginiamo su una pista segnalata) e l’automobilista si troverà improvvisamente un utente inaspettato sul percorso. Finendo per disincentivare definitivamente la mobilità sostenibile.

Ancora dal testo riportato dal giornale: «Qualche criticità è emersa – ammette Speroni – si terranno presenti alcune richieste del quartiere, ma le piste ciclabili, come le strade, sono di tutti e non solo di chi vive nel quartiere in cui transitano, quindi il progetto verrà portato avanti. D’altra parte, anche su Accam non decidono solo gli abitanti di Borsano». E’ interessante cogliere la sfumatura sulle piste ciclabili che come le strade sono di tutti. Ecco esattamente questo è il problema: le strade sono di tutti, ma attualmente sono ad uso esclusivo di chi viaggia in automobile e la lascia parcheggiata. Sarebbe ora di restituire anche agli altri cittadini quella parte di suolo che viene utilizzata in maniera esclusiva, realizzando le ciclabili su strada, una per senso di marcia, con percorsi intuitivi e lineari anziché farraginosi slalom.

«La linea è quindi quella di non rinunciare all’idea della pista sui marciapiedi, trovando soluzioni per alcuni punti critici sul tracciato, ad esempio dove ci sono i dehors dei locali o dove il marciapiede si stringe per la presenza delle aiuole, o ancora davanti all’ingresso delle scuole e della chiesa. Si ipotizzano ad esempio alcuni tratti di pista sulla carreggiata stradale, per ovviare a queste situazioni potenzialmente pericolose». Le pericolose gimkane appunto, che unite alle probabili continue interruzioni in corrispondenza di passi carrai e ingressi vari, considerando il semaforo come una interruzione “paritaria”, condanneranno quei tracciati, malati di pigrizia decisionale, a essere inutilizzati perché scomodi e pericolosi. Ci siamo già espressi sulla necessità di parificare i percorsi rendendoli fluidi. Tutte le interruzioni secondarie sul tracciato non fanno altro che peggiorarlo.

«Come è stata fatta la ciclabile sul marciapiede nel primo tratto di viale Stelvio o sull’asse viale Cadore-viale Trentino, così si può fare anche in viale Alfieri-viale Pirandello – resta convinto il leghista Speroni». In effetti ci siamo sempre espressi contro quella soluzione. «A chi obietta che i pedoni rischieranno di essere travolti dai ciclisti, ricordo che oggi i ciclisti rischiano di più a pedalare sulle strade e meritano di essere salvaguardati». Infatti per salvaguardare i ciclisti li si mette in conflitto con i pedoni. Il massimo della salvaguardia pare essere l’eliminazione del problema “ciclisti”: se i ciclisti non ci sono, sono completamente salvaguardati. Non c’è una parola sulle riduzioni delle velocità in ambito cittadino, non solo con la creazione delle zone 30 dove le vie sono strette e il traffico automobilistico è intenso, ma nemmeno dove da codice della strada vige il limite dei 50 km/h ma questo viene di fatto ignorato. Nulla.

«Ad oggi non risulta una particolare incidentalità sulle piste ciclabili, se una volta realizzata dovessimo verificare che ci sono dei pericoli, siamo sempre in tempo a tornare indietro». Ricordiamo all’Onorevole, ad oggi la “particolare incidentalità” sulle piste ciclabili non gli risulta perché a causa di una sostanziale assenza di una rete di collegamento cittadino, i ciclisti sono uno sparuto gruppetto. E finché le piste saranno così mal congegnate, continueranno ad essere poco utilizzate, trasferendo il traffico solo sui mezzi privati a motore, con il consueto prevedibile aumento di inquinanti (PM10 e PM2.5) per il periodo invernale e con le consuete sceneggiate del blocco del traffico, ordinate da chi invece di governare il problema con scelte strategiche lungimiranti e vincenti, continua a guardare le cose dal lato sbagliato.

Non sono bastati gli errori del passato quando anziché ridisegnare una strada con corsie separate e parcheggi, si è preferito rifarla ex novo con una brutta ciclopedonale solo su un lato che passa rasente ai negozi, agli ingressi pedonali ed è interrotta continuamente da attraversamenti a raso per l’ingresso in stradine secondarie, mettendo a rischio chi la percorre e rendendola di fatto difficile da utilizzare. Ora appare evidente che se lo stesso concetto dello spezzettamento e della interruzione fosse applicato al traffico auto si dimostrebbe una volta di più come una scelta sbagliata, tanto che il traffico auto si cerca (invano) di “snellirlo e fluidificarlo” con le rotonde in sostituzione dei semafori. Le gerarchie sono importanti anche nell’ambito della circolazione stradale.

Legambiente Busto Arsizio

legambiente busto ciclabili critica – MALPENSA24