Bonaccini spiega a Varese come si batte Salvini. E tra il pubblico c’è Maroni

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VARESE – Sul palco della tensostruttura dei Giardini Estensi c’è il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, insieme al sindaco di Davide Galimberti e al senatore del Partito Democratico Alessandro Alfieri. E tra il pubblico ad ascoltare c’è anche Roberto Maroni. E si potrebbe finire qui. Perché è vero che Bonaccini, accento emiliano che accarezza e affascina, tira bordate a Matteo Salvini e mette sul tavolo importanti temi su cui riflettere e confrontarsi, ma la notizia è la presenza del Bobo leghista. Tanto che non sono pochi i presenti che si danno di braccio e, indicando l’ex governatore della Lombardia, chiedono quasi increduli: «Ma quello è Roberto Maroni? Ma è della Lega, cosa ci fa qui?».

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Si è proprio Roberto Maroni, tra l’altro citato e salutato, pubblicamente, anche da Stefano Bonaccini, il quale rispondendo a una domanda su Luca Zaia, quale presidente moderato, ha voluto ricordare che «Con Maroni governatore della Lombardia ho avuto modo di lavorare. E bene».

La destra si può battere

E’ il titolo del libro di Bonaccini. Imposto dall’editore, «perché – rivela il presidente – il mio libro avrei voluto intitolarlo “Salvini si può battere“. Poi mi hanno suggerito che sarebbe stato meglio non metterla sul personale, ma io il segretario della Lega, in campagna elettorale, l’ho avuto lì per due mesi a rompere le scatole (non dice esattamente le scatole ndr), ma alla fine gli emiliani e i romagnoli hanno capito che mentre io sarei rimasto lì tutti i giorni, Salvini alla sera tornava a Roma».

Bonaccini poi spiega come è riuscito, anche di fronte allo scetticismo del partito,  a riportare la gente nelle piazze. E nelle piazze tornare a parlare. «Perché a Salvini un merito va riconosciuto – dice – quando la Lega era al 4 per cento, lui non ha mai smesso di andare in mezzo alla gente. E così ho fatto io, conducendo una campagna non contro qualcuno, ma spiegando idee e proposte».

Presenze tattiche e abboccamenti

Sotto il tendone arriva Maroni e subito il pensiero va alle prossime elezioni di Varese e ai due nomi leghisti papabili per la corsa a Palazzo Estense: Barbara Bison, che qualche giorno fa era presente in via Albani insieme ai Mastini e Roberto Maroni che invece sceglie, per la prima uscita in città dopo aver svelato il retroscena sulla sua candidatura, il campo avversario: quello del Partito Democratico. C’è qualcosa che non torna.

Ma a rimettere a posto i pezzi è lo stesso Maroni, il quale alla domanda: “Perché è venuto da Bonaccini?”, risponde sorridendo: «Perché ha scritto un libro in cui spiega come si batte la Lega. Quindi sono venuto per capire… quali armi ha usato». E aggiunge: «E poi, Bonaccini ho avuto modo di conoscerlo quando ero governatore della Lombardia. E’ un amico e sono passato a salutarlo». Non davanti a tutti, perché Bobo ha scelto un posizione defilata e una delle ultime file, bensì lontano da occhi curiosi e numerosi (il pubblico non è certo mancato).

E Bonaccini? Ha speso parole di stima per Luca Zaia, ha salutato Roberto Maroni e ha detto con franchezza: «In Emilia ho vinto perché mi hanno votato anche elettori del centrodestra. E della Lega. Di una Lega che forse non è così contenta di andare a braccetto con un il partito di Giorgia Meloni, che ha posizioni molto di destra, ma anche, diciamolo, molto assistenzialiste. E allora il Partito Democratico deve essere chiaro, deve capire le inquietudini del Nord e coglierle, se non si vuole reglare nulla alle forze politiche di destra».

Galimberti ringrazia Bonaccini e cita Maroni

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«E’ un’occasione importante all’interno di una serie di dibattiti che con il settore Cultura abbiamo organizzato dare vita a un confronto su una serie di temi di grande importanza e con personalità di grande livello – ha detto il sindaco di Varese Davide Galimberti – e avere qui Stefano Bonaccini dà grande valore a questo progetto culturale e al dibattito».

Però, aggiunge Galimberti con un filo di ironia, «se avessi letto prima il libro, non avrei invitato il presidente della Regione Emilia Romagna, poiché questo testo è un’arma importante. Anche per chi si ostina a dibattere su temi importantissimi a colpi di tweet. Tra l’altro, i contenuti che affronta Bonaccini li ho ritrovati anche nel libro che Roberto Maroni ha scritto qualche anno fa, nel quale veniva anticipato e affrontato questo modo sbagliato di fare politica che magari paga ma solo sul breve termine».

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