Bussetti ministro, quando all’Istruzione serve la ginnastica

Ai tempi in cui la Lega furoreggiava al Nord (l’indicazione geografica nel logo aveva una precisa ragione) si guardava al Varesotto come a una sorta di terra promessa, quanto meno fucina di potenti. E di potere. Dominavano Umberto Bossi e la sua corte, spinti in massa nei palazzi romani dagli esiti elettorali. Risultati sorprendenti, a quell’epoca, al punto da scomodare inviati e Tv di mezzo mondo. Acqua passata, si dirà. Mica tanto. La Lega resta dominante in provincia di Varese, elegge deputati e senatori, porta al vertice della Regione Lombardia un ex sindaco del capoluogo, propone e dispone dentro e fuori il nuovo governo giallo/verde. Non c’è più Bossi, oggi icona di una esaltante storia politica; c’è però Giancarlo Giorgetti, meno esuberante del fondatore del Carroccio, abituato alle penombre che inducono alla riflessione, scafato laghèe di Cazzago Brabbia che, prima di esprimersi, sente l’aria e poi, caso mai, si sbilancia. Non a caso è rimasto coperto e allineato rispetto ai rovesci giudiziari della vecchia Lega e, anzi, è oggi in sella con un ruolo di primissimo piano accanto a Matteo Salvini. C’è chi dice sia lui il consigliere principale, l’ideologo, il regista degli accadimenti di queste ultime settimane, all’apparenza inspiegabili e spiazzanti, in verità – sostiene chi la sa lunga – frutto di una calcolata strategia. Sia come sia, Giorgetti entra a Palazzo Chigi come sottosegretario alla presidenza del Consiglio, l’ombra del premier. E porta con sé nella capitale un Carneade della politica, Marco Bussetti, un tecnico messo a capo della Pubblica Istruzione. Mica pizza e fichi, per uno che in certi circoli non c’era mai entrato o, se c’è entrato, mai ha fatto parlare di sé. Bussetti è un gallaratese, dicono che abbia la stoffa dei gallaratesi pragmatici e concreti. Laureato in Scienze delle attività motorie ha insegnato educazione fisica e allenato squadre minori di basket; ha guidato uffici scolastici provinciali e dovrebbe conoscere a menadito le insidie del gioco. Lo misureremo sul campo, assieme all’intero governo di Giuseppe Conte. La scuola italiana, è vero, ha bisogno di dirigenti esperti per migliorare. Con quanta imperizia, al Miur di viale Trastevere, si è mossa in questi ultimi anni Valeria Fedeli lo sanno purtroppo docenti e studenti. Bussetti è chiamato a fare meglio, molto meglio di chi l’ha preceduto. Giancarlo Giorgetti, il suo mentore, si fida di lui. E questo basta per considerarlo, lui che è del mestiere, uno capace di contribuire a quel cambiamento invocato dal movimento che l’ha espresso e dagli alleati pentastellati. I quali si aspettano che Bussetti metta mano da subito al dossier sulla Buona Scuola, giudicato “insufficiente e inadeguato” dai nuovi padroni del vapore, tanto da scriverlo nel contratto di governo. Subito un difficile ostacolo da superare. Nella speranza che, per saltarlo, possa bastare la ginnastica.

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