Busto, Antonelli: «Sul Borri ascolto tutti, tranne il comitato del Parco della Genesi»

busto borri parco genesi

BUSTO ARSIZIO – «Sapete cosa vi dico? Che il problema del parco della Genesi è Vitaliano Caimi». Emanuele Antonelli aveva troncato così la discussione sulle quasi 3 mila firme di bustocchi messe sotto il progetto partecipato di un polmone verde all’interno dell’area del Borri.

Una frase netta, che aveva il sapore della sentenza. Tanto che la mozione presentata in consiglio comunale ieri sera (lunedì 22 giugno) dall’esponente del Partito Democratico Cinzia Berutti, in cui si chiedeva di ascoltare almeno la proposta dei sottoscrittori, non è passata. Per poco. Perché la maggioranza, arrivata in consiglio senza i numeri, nel corso della seduta ne ha persi altri. E alla fine il risultato è di 9 voti contrari e 7 (l’opposizione all’unanimità) a favore della richiesta della consigliera dem.

Almeno ascoltate i cittadini

“Non vi diciamo di sposare l’ipotesi, ma almeno di ascoltarla. Del resto sono 2.700 cittadini che l’hanno sostenuta mettendoci la firma”. È questo in sintesi il contenuto della mozione di Cinzia Berutti, la quale non si sofferma sulla “personalizzazione” che aveva dato il sindaco in commissione additando quale problema insormontabile proprio uno dei promotori dell’iniziativa.

La consigliera va oltre. Sposta il piano dalla facile polemica al ragionamento: «Ascoltare i cittadini è doveroso, tanto più se hanno una proposta da sottoporre all’amministrazione. Ipotesi che tra l’altro interessa l’ex calzaturificio Borri. Nemmeno tutto. Poiché qui si parla di un parco e visto che la delibera “spacchetta” l’area dando la possibilità di recuperarla a step, potrebbe anche essere che l’idea di realizzare un parco possa favorire l’interessamento di privati per recuperare gli edifici».

Un ragionamento quella di Cinzia Berutti raccolto anche dai Cinque stelle, i quali con Luigi Genoni provano a mettere in evidenza «il valore della partecipazione» e ricordano come «nel nostro programma un’idea di cosa fare del Borri l’avevamo: uno spazio di coworking».

Paulownia power

Berutti e Genoni avrebbero potuto portare a sostegno della richiesta di ascolto tutte le giustificazioni di questo mondo. Senza però riuscire a scalfire l’intransigenza del sindaco e (al momento del voto) degli altri 8 consiglieri di maggioranza rimasti online. Nemmeno la carta Paulownia ha fatto breccia nelle convinzioni del primo cittadino. La consigliera del Pd, infatti, ha ricordato come ci siano stati altri cittadini (due, ovvero l’assessore all’ambiente Laura Rogora e il consigliere dell’assessore e di Forza Italia Orazio Tallarida) che, pur non avendo un documento scritto, discusso e approvato, sono riusciti a realizzare un progetto ambientale, «quelle delle paulownia, che andranno a riqualificare sotto il profilo ambientale un pezzo di città che ne ha necessità» o «quello del parco del Roccolo». Quindi, conclude Berutti «perché decidere a priori di non ascoltare nemmeno cos’hanno da proporre i 2.700 firmatari del parco della Genesi?».

Non li ascoltiamo perché li non facciamo un parco

Semplice: «Non abbiamo previsto la realizzazione di un parco», dice Antonelli. Quindi è inutile ascoltare una proposta che va in tale direzione. Come se il comune avesse già le idee chiare sul comporto.

In realtà, occorre dire, le idee a Palazzo Gilardoni su cosa si potrebbe fare del (e nel) Borri non mancano. «Soprattutto ora – dice il sindaco – che il supermercato (non dice la Coop, ma supermercato ndr) ha rifatto il tetto».

Le idee, dicevamo. Alcune nate in seno a questa maggioranza, altre ascoltate (tante, tranne quella del parco della Genesi) durante gli incontri con i privati. I quali però, come ha spiegato Antonelli, si sono raffreddati e fermati una volta che, dopo aver visto gli spazi, hanno anche capito che si sarebbero dovuti accollare l’oneroso compito del recupero. Cioè, stringi stringi, come ha detto Genoni in un passaggio, in quattro anni del Borri si è parlato, ma (escluso gli interventi della Coop) si è concluso poco. Fino a ora.

Perché in consiglio il sindaco rassicura e rilancia: «A questa amministrazione il recupero dell’ex calzaturificio interessa eccome. Certo è un problema di soldi che non abbiamo. E di privati che fino a ora ci hanno portato idee che non abbiamo ritenute vantaggiose per il Comune e la città. Però da adesso in avanti ci applicheremo com maggior impegno per trovare una possibile soluzione».

Quale? Non si sa.

Si cita l’opzione di una destinazione scolastica, ma anche quella, in assenza di alternative, di riportare in auge l’idea originaria di destinare almeno un piano del complesso ad uffici comunali. Però il primo cittadino, tra le future azioni che l’amministrazione metterà in campo per restituire splendore al Borri, ha sciorinato la partecipazione a bandi regionali e la possibilità di portare a casa da Milano finanziamenti. I quali, è bene ricordarlo, non vengono concessi sulla fiducia, ma su idee e progetti. Che sul Borri, ad oggi, parco della Genesi a parte, continuano a latitare. O a restare… verba volant.

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