Con “Le cure a casa” Busto diventa riferimento nell’assistenza domiciliare

busto assistenza domiciliare

BUSTO ARSIZIO – “Le cure a casa”. E’ questo il nome del progetto che vede in campo i Servizi sociali del Comune di Busto Arsizio, un avvocato, un’associazione, Esserci, che opera nel campo dell’assistenza domiciliare e che ha quale obiettivo quello di rafforzare la rete sanitaria già esistente che si occupa di cronicità, affiancandola e offrendo supporto al paziente in dimissione ospedaliera e ai famigliari. Insomma un lavoro d’equipe, condotto in sinergia con il medici di base di riferimento e che punta a garantire riferimenti qualificati per aiuti concreti o anche solo consigli e informazioni che rendano semplice vivere il periodo di assistenza.
Si tratta di un progetto in linea con le indicazioni di Regione Lombardia, che negli ultimi anni ha spostato l’attenzione “dalla cura del paziente”, al “prendersi cura” dello stesso attraverso quella che viene definita “presa in carico globale del paziente”, che verrà declinato concretamente a Busto Arsizio, prima realtà della provincia di Varese a mettere in campo un progetto di questo tipo e che punta a rispondere sia alle esigenze del territorio cittadino, ma anche a quelle su scala provinciale.

Il progetto, che verrà presentato in tutte le sue articolazioni venerdì 15 febbraio alle 17 nella sede di A.Qu.A., in via Tettamenti a Busto Arsizio, dove verrà aperto uno sportello ad hoc a disposizione degli utenti, è stato anticipato questa mattina, lunedì 11 febbraio, in conferenza stampa alla presenza dell’assessore all’Inclusione sociale Miriam Arabini, del presidente di Esserci Nicola d’Aquaro, del referente medico dell’associazione Stefania Maffei e dell’avvocato Laura Vitali.

Un progetto di inclusione

Il progetto prevede che un’équipe si occupi di portare a casa le cure necessarie al paziente in dimissione ospedaliera o nelle patologie croniche in stadio avanzato al fine di rendere possibile una vita dignitosa al paziente, ma contemporaneamente sostenere la famiglia che è a fianco della persona in difficoltà, garantendo riferimenti qualificati per aiuti concreti o anche solo consigli e informazioni che rendano semplice vivere il periodo di assistenza.
«Consideriamo in primis la famiglia dell’utente, perché prendere in carico il “paziente” significa, come dice anche il nome della nostra associazione, Esserci. Assumersi la responsabilità della gestione sanitaria e sociale di tutta la famiglia che ospita una persona cara bisognosa di cure, e non solo di chi manifesta acutamente un’esigenza di tipo sanitario o sociale», ha spiegato il presidente Nicola D’Aquaro.

Lo scopo del progetto è dare un sostegno al sistema di cura presente a livello territoriale, composto in primis dal medico di medicina generale, e dai molti servizi convenzionati con il sistema sanitario regionale e i Comuni (Sad, Adi, Rsa Aperta, Rsa, Hospice etc). Il progetto quindi si affianca al sistema di cura presente sul territorio, sanando bisogni urgenti o complessi del paziente e della famiglia che difficilmente possono essere inquadrati nella rete territoriale, o che necessitano di tempo per poterlo essere, sino a quando non è possibile attivare il servizio convenzionato con il servizio sanitario.

Il nostro progetto vuole porsi ad integrazione/supporto della rete territoriale già presente per la gestione del paziente cronico in quella fase critica, dell’evoluzione di malattia, in cui l’aumento dell’intensità del bisogno sanitario e socio assistenziale non richiede ancora l’intervento specialistico delle cure palliative così come intese ora, e cioè dedicate alla terminalità, ma necessita di un’intensità di presa in carico globale della famiglia e del paziente che impone un ulteriore supporto sanitario e socio assistenziale e una visione palliativista in senso complesso. «La nostra mission – hanno spiegato D’Aquaro e Stefania Maffei  – è non lasciare mai soli il pazienti e i familiari». E il primo contatto per poter usufruire di questo servizio avviene proprio attraverso lo sportello di via Tettamanti, al quale i familiari potranno rivolgersi per avere tutta una serie di risposte adeguate: «Questo perché in una situazione di emergenza assistenziale i bisogni non sono solo strettamente sanitari, ma anche sociali e prettamente pratici». Insomma il progetto punta a dare un sostegno integrato dove interagiscono differenti professionalità e competenze che agiscono sempre sulla base di un programma elaborato dal medico di base di riferimento.

«E’ questo un progetto davvero importante – ha spiegato l’assessore Miriam Arabini – che, attraverso l’assistenza domiciliare, pone l’accento proprio sull’inclusione del paziente e dei familiari, che non dovranno affrontare da soli criticità e difficoltà, ma anche della rete sanitaria esistente che trova nell’azione dell’equipe operativa un supporto importante con il quale anche dialogare».

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